Agrigento – Con 456 euro a famiglia, la città dei Templi si conferma tra i capoluoghi siciliani più costosi per la gestione dei rifiuti urbani. Lo rileva il Rapporto 2025 dell’Osservatorio Prezzi e Tariffe di Cittadinanzattiva, che certifica un aumento del 6,6% rispetto al 2024 (428 euro).
Una crescita doppia rispetto alla media regionale e una spesa che colloca Agrigento tra i capoluoghi più onerosi della Sicilia.

La differenziata, però, raggiunge il 69,7%, ben oltre la media regionale del 55,2%.
Un risultato che mette in luce un paradosso ormai cronico: i cittadini fanno la loro parte, ma i costi non scendono.


Il punto centrale: i costi non si potevano modificare, ma il metodo sì

Ed è qui che nasce la responsabilità politica delle ultime due amministrazioni:
Firetto (2015-2020) e Miccichè (2020-2025) hanno mantenuto per dieci anni esattamente lo stesso modello di raccolta trovato, senza mai utilizzare il “quinto d’obbligo” per rinegoziare il servizio.

Un chiarimento fondamentale:

  • Il costo del contratto non era modificabile.

  • Ma il metodo di raccolta e i servizi sì: e potevano essere riorganizzati mantenendo la stessa spesa.

Il quinto d’obbligo, infatti, permette di modificare fino al 20% delle prestazioni senza cambiare il costo complessivo dell’appalto.
Significa poter:

  • cambiare turnazioni,

  • riorganizzare le modalità di raccolta,

  • aumentare o ridurre servizi specifici,

  • intervenire sulle zone critiche,

  • ridistribuire risorse e personale,

  • introdurre meccanismi più efficienti senza toccare un euro della spesa complessiva.

Nessuna delle due amministrazioni lo ha mai fatto.


Miccichè lascia lo stesso sistema che aveva trovato: nessuna rinegoziazione, nessuna innovazione

Nel 2020 Miccichè ereditò un modello già fragile e superato.
Nel 2025 lo lascia identico:

  • stesso metodo,

  • stessi criteri operativi,

  • stessa organizzazione,

  • stessa struttura dei servizi.

Neppure un utilizzo minimo del quinto d’obbligo.
Neppure un tentativo politico di rinegoziare le prestazioni.
Neppure uno studio di fattibilità per cambiare passo.

Un immobilismo totale, identico a quello dell’amministrazione Firetto.


Una Sicilia spaccata in due: Agrigento paga più di Trapani e Palermo

Sul fronte dei costi, il report evidenzia differenze pesantissime:

  • Catania: 602 euro

  • Agrigento: 456 euro

  • Palermo e Trapani: oltre 450 euro

  • Enna: 278 euro

Una distorsione che secondo Cittadinanzattiva richiede «modelli più equi e sistemi basati sulla reale quantità di rifiuti prodotti».


Conclusione: costi alti, metodo vecchio e dieci anni di occasioni perse

Agrigento ha dimostrato che i cittadini sanno differenziare.
Ma Comune e politica hanno dimostrato il contrario: di non saper governare un settore che, con gli strumenti disponibili, avrebbe potuto essere più efficiente senza spendere un euro in più.

Il messaggio è chiaro:

  • I costi non si potevano ridurre.

  • Ma il servizio sì, e senza aumentare la spesa.

  • Il quinto d’obbligo era lo strumento per farlo.

  • Nessuno lo ha usato.

Ed è così che Agrigento, ancora una volta, resta tra le città più care per i rifiuti senza aver mai avuto il coraggio politico di cambiare davvero.