Ad Agrigento, a San Leone, ieri sera, nel piazzale Giglia è stato inaugurato il “Solarium degli Dei”, con panchine e sdraio a ridosso del mare. Tale spazio, che rende la spiaggia e il litorale ancora più fruibili e accoglienti per cittadini e visitatori, è stato voluto dal sindaco Francesco Miccichè ed è stato intitolato alla memoria dell’insegnante agrigentina Patrizia Russo, vittima di femminicidio e a tutte le donne vittime di violenza. Miccichè sottolinea: “Si tratta di un atto a perenne memoria di Patrizia e di tutte le donne vittime di violenza, come monito e occasione di sensibilizzazione contro ogni forma di violenza di genere. A breve sarà installata anche una passerella per i disabili. Auspico cura e rispetto da parte di tutti coloro che ne usufruiranno”. Fin qui la “notizia”, con annesso significato importantissimo, sul fronte del contrasto alla violenza sulle donne, sulla scia della tragedia abbattutasi sulla famiglia di Patrizia Russo. Ad Agrigento però c’è un’altra famiglia alla quale un carabiniere, sì, proprio un carabiniere ha tolto una figlia, una sorella, una mamma.

Una storia che molti – ma non tutti – hanno dimenticato

E’ la storia di Antonella Alfano, uccisa nel febbraio 2011 dall’allora compagno Salvatore Rotolo, un affermato militare dell’Arma che, tra le altre imprese, contribuì all’arresto di Giovanni Brusca. Antonella, mamma di una neonata oggi diventata una bellissima adolescente, sarebbe stata prima soffocata, poi il corpo fu dato alle fiamme, all’interno della sua fiat 600, nel boschetto in fondo alla via Papa Luciani. Rotolo venne condannato a 18 anni di carcere con sentenza passata in Cassazione. Anni che sono volati via e che a breve consentiranno all’ex militare dell’Arma di essere libero, avendo anche sfruttato parecchi legittimi “scivoli” dovuti alla sua ottima condotta carceraria, durante la quale si è anche laureato. A contorcersi nel dolore è da quel febbraio 2011 la famiglia Alfano, con la sorella Rossana che ha affidato a un messaggio su Facebook una riflessione amara sull’intitolazione del solarium. Scrive, rivolgendosi direttamente al sindaco: “Da premettere che conoscevo Patrizia ed è anche lei una luce soppressa. Ma le porgo una semplice domanda: lei – si rivolge al sindaco Alfano – ma soprattutto chi prima di lei in carica come primo cittadino agrigentino, si è dimenticato di com’è morta la mia sorellina nel 2011. Uccisa da chi la doveva tutelare, in quanto carabiniere scelto, che a suo tempo ha partecipato alla cattura di Brusca. Nessuno si è degnato di ricordare mia sorella uccisa per ben tre volte! Se lo ha dimenticato glielo ricordo in breve: soffocata, poi con una castagna messa nella gola e bruciata! Inoltre le ricordo che poco prima di Patrizia è stata assassinata nello stesso identico modo, purtroppo anche Ilenia. Ripeto, non c’entra Patrizia ma non trovo equità fra queste povere donne, ma soprattutto mamme, private della gioia dei figli e questi figli privati a vita della loro mamma! Unico amore puro, sono sinceramente indignata, scusi lo sfogo ma sto male se non dico ciò che penso”. Fin qui lo sfogo di Rossana Alfano, da donna, da mamma, da sorella di una delle vittime “dimenticate” di quella violenza perpetrata da chi avrebbe dovuto proteggerla.

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