In Sicilia, la gestione delle risorse idriche continua a essere una sfida cruciale, soprattutto durante i mesi estivi, quando la scarsità d’acqua può diventare un problema grave. In questo contesto emergono due figure di sindaci che si distinguono per approcci diametralmente opposti alla questione.

A Taormina, il sindaco Cateno De Luca ha annunciato con orgoglio il successo delle sue iniziative per migliorare l’approvvigionamento idrico della città. Grazie a interventi mirati e alla collaborazione con il comune di Messina, AMAM e Siciliacque, De Luca è riuscito a recuperare oltre 20 litri al secondo di acqua, intervenendo sulle infrastrutture dell’acquedotto e migliorando il sistema di distribuzione. Questo ha permesso a Taormina di evitare la tradizionale carenza d’acqua che affliggeva la città nei mesi estivi, un traguardo mai raggiunto in passato.

Il sindaco ha anche rivelato la scoperta di un nuovo pozzo in contrada Sifone, nel comune di Castelmola, da cui si potranno estrarre altri 20 litri al secondo, una volta superati i controlli di potabilità previsti per le prossime settimane. Questo rappresenta un passo importante per ridurre la dipendenza di Taormina da SiciliAcque e per abbattere i costi di pompaggio, che gravano pesantemente sul bilancio comunale.

De Luca non ha mancato di esprimere la sua frustrazione per le lungaggini burocratiche che rallentano il processo, sottolineando la necessità di una semplificazione normativa a livello nazionale e regionale. Tuttavia, ha ringraziato le autorità locali e l’azienda municipalizzata ASM per la loro efficienza nel gestire la crisi idrica.

Di contro, ad Agrigento, la situazione appare molto diversa. Il sindaco Franco Miccichè sembra concentrato principalmente sull’organizzazione di eventi, trascurando la questione idrica che affligge la città. Questa disparità di approccio ha suscitato critiche da parte di Giuseppe DI ROSA del CODACONS, che ha accusato Miccichè di lasciare la città “morire di sete” mentre si dedica a spettacoli e manifestazioni.

La gestione dell’acqua, quindi, si rivela essere non solo una questione di risorse, ma anche di volontà politica e di capacità amministrativa. Da un lato, Taormina sotto la guida di De Luca ed altri comuni dimostrano un impegno concreto per risolvere problemi storici e garantire un servizio essenziale ai cittadini. Dall’altro, Agrigento appare in ritardo, con una gestione che rischia di aggravare ulteriormente una crisi già difficile.

La differenza di approccio tra i due sindaci non passa inosservata e solleva interrogativi sulla capacità di alcuni amministratori di affrontare le sfide reali che incidono sulla qualità della vita dei cittadini. Con la sfida lanciata da De Luca ai suoi detrattori, l’attenzione sui problemi idrici della regione è destinata a crescere, mettendo in evidenza la necessità di azioni concrete piuttosto che di semplici manifestazioni di facciata.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *