AICA verso il collasso: l’appello di Palumbo e le domande che ora vanno poste a tutti i sindaci

Il sindaco di Favara, Antonio Palumbo, rompe il silenzio e lo fa con una nota stampa durissima, che fotografa in modo impietoso la crisi ormai conclamata della società consortile AICA, il gestore del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento.

“Siamo dinnanzi a una delle fasi più difficili per AICA – scrive Palumbo – che rischia di naufragare sotto il peso dei debiti, mentre le nostre strade sprofondano per le mancate manutenzioni e centinaia di litri d’acqua si disperdono in spregio alle famiglie costrette a vivere con risorse razionate.”

Un quadro allarmante, aggravato, secondo il primo cittadino, da comportamenti omissivi e forse dolosi di molti Comuni, che non avrebbero ancora versato quanto dovuto: né per le fatture dell’acqua utilizzata nelle strutture pubbliche, né per il prestito regionale destinato alla costituzione della società.

Una denuncia coraggiosa, ma adesso servono nomi e responsabilità

Il messaggio di Palumbo è chiaro: AICA è l’ultima diga contro il ritorno dei privati nella gestione dell’acqua, e chi rema contro l’attuale gestione pubblica lo sta facendo, secondo il sindaco, per interessi politici o personali.

Fin qui, tutto condivisibile. Ma ora è il momento della trasparenza.

Se davvero vogliamo salvare AICA, serve sapere con esattezza:

  • Quali Comuni hanno debiti?

  • Quanti soldi devono ancora versare?

  • Quando intendono farlo?

A partire proprio da Favara, è giusto che ogni sindaco dica ai cittadini se è in regola con i pagamenti o se invece rientra tra coloro che mettono in ginocchio la società con la loro inerzia.

Anche i cittadini facciano la loro parte: addio alle utenze “forfettarie”

Non va dimenticato un altro elemento cruciale: una buona percentuale degli utenti della provincia non paga l’acqua a consumo, ma ancora con il sistema a forfet, un’anomalia inaccettabile nel 2025. Il mancato passaggio alla misurazione reale dell’acqua utilizzata non solo danneggia economicamente AICA, ma mina i principi stessi di equità e sostenibilità.

Chi parla di tutela dell’acqua come bene comune, deve anche pagare ciò che consuma. Senza scappatoie.

Chi non ha peccato, scagli la prima pietra

Il grido d’allarme del sindaco Palumbo è importante e va ascoltato. Ma la credibilità si misura con l’esempio: non basta appellarsi alla coscienza collettiva. Serve anche fare chiarezza su cosa ognuno ha fatto finora per salvare AICA.

Perché è troppo facile puntare il dito sugli altri senza prima guardare in casa propria.


📌 Report Sicilia continuerà a monitorare la crisi AICA, con approfondimenti sui debiti dei Comuni, le scelte dei sindaci e il rispetto del principio “chi consuma, paga”.

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