Crisi AICA, la Consulta accusa l’ATI: “Complice del dissesto”. Rischio aumenti tariffari e privatizzazione del servizio idrico
AGRIGENTO – La crisi finanziaria dell’AICA (Azienda Idrica Comuni Agrigentini) si aggrava ogni giorno di più. A lanciare un nuovo e durissimo grido d’allarme è la Consulta AICA, che in una nota ufficiale firmata dal presidente Alvise Gangarossa e indirizzata a Prefetto, Procura della Corte dei Conti, ATI e amministratori locali, denuncia senza mezzi termini il rischio concreto di un ulteriore aumento illegittimo delle tariffe idriche, già aumentate del +27%, senza alcun miglioramento del servizio.
Ma c’è di più: la Consulta parla apertamente di un percorso fallimentare che potrebbe spalancare le porte alla privatizzazione del servizio, se non si interviene immediatamente.
💰 Aumenti tariffari fuori controllo: “Senza alcun miglioramento del servizio”
Secondo la Consulta, AICA minaccia un nuovo rincaro delle bollette, nonostante non ci siano le condizioni tecniche né normative per giustificarlo. E la motivazione è chiara: scaricare sulle spalle degli utenti le inefficienze aziendali e i mancati introiti.
Il rincaro del +27% già applicato è stato definito “inaccettabile”, in quanto non rispondente ai criteri ARERA, e avvenuto senza alcun adeguato intervento di risanamento. Il servizio, anzi, è peggiorato, in un’estate già drammatica per la crisi idrica in provincia.
📉 Spese “incomprimibili”? No, sono tagliabili
La Consulta smentisce la tesi del CdA AICA secondo cui molte spese sarebbero “incomprimibili”. Al contrario, sottolinea come esistano voci di spesa pesanti e comprimibili, in primis:
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L’eccessivo acquisto di acqua da Siciliacque
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Il mancato sviluppo di fonti alternative
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L’assenza di politiche di risparmio energetico
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I furti e abusi non contrastati in modo efficace
Evidenzia anche la mancanza di adeguati controlli contabili, che renderebbero inaffidabili perfino i dati di bilancio. In questo scenario, qualsiasi ulteriore rincaro sarebbe infondato, ingiustificato e lesivo dei diritti degli utenti.
🏛️ L’ATI chiamata alle sue responsabilità: “Complice del disastro”
Il passaggio più duro della nota è quello rivolto all’Assemblea Territoriale Idrica (ATI), che viene indicata come corresponsabile – se non principale responsabile – del dissesto di AICA.
Secondo la Consulta, l’ATI:
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Non ha costituito l’Ambito Unico previsto dalla legge
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Non ha sciolto i gestori illegittimi Voltano e Tre Sorgenti
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Non ha trasferito risorse e infrastrutture al gestore unico
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Non ha convertito le 25.000 utenze da forfait a consumo
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Non ha definito una tariffa unica d’ambito
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Non ha chiuso gli accordi con Siciliacque né cercato fonti alternative
In più, molti Comuni soci non hanno ancora pagato le utenze pubbliche né ripianato i debiti 2021-2022, aggravando il quadro finanziario.
⚠️ Il rischio concreto: privatizzazione e danni irreversibili
La Consulta lancia un monito: ogni ulteriore rinvio o temporeggiamento costituisce un danno grave al patrimonio pubblico e ai diritti dei cittadini. Il pericolo è concreto: se il sistema collassa, la conseguenza sarà la privatizzazione del servizio idrico, che porterebbe a:
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Perdita di controllo pubblico sull’acqua
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Aumenti incontrollati delle tariffe
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Erosione del diritto all’accesso equo e garantito
🗣️ “AICA può funzionare, se gestita secondo legge e buone pratiche”
Il presidente Gangarossa chiude la nota con un messaggio chiaro: AICA può funzionare, se viene amministrata secondo legge e buone pratiche, puntando su risparmio, fonti autonome, controlli e responsabilità. Ma serve ora un intervento deciso dell’ATI, che non può più sottrarsi ai suoi obblighi.
📌 Conclusione
Mentre i cittadini pagano bollette sempre più salate e affrontano razionamenti e disservizi, la governance politica dell’acqua pubblica affonda in uno scontro istituzionale tra Consulta, AICA e ATI. Report Sicilia seguirà passo dopo passo l’evolversi della crisi, dando voce a chi lotta per evitare che l’acqua – bene comune per eccellenza – diventi merce da profitto.

