Sciacca, caos in oncologia: farmaci salvavita in ritardo. Il primario li va a prendere ad Agrigento

Una sanità che vacilla, dove l’efficienza viene sostituita dall’abnegazione dei singoli. È questa l’amara fotografia che emerge da quanto accaduto nelle ultime ore all’ospedale di Sciacca, nel reparto di oncologia.

A denunciare l’assurdità della situazione è l’onorevole Carmelo Pace, che ha reso nota la segnalazione ricevuta da una paziente oncologica ricoverata nella struttura saccense. Secondo quanto riferito, il Primario del reparto, dott. Santangelo, si sarebbe messo personalmente in macchina per andare a ritirare i farmaci salvavita presso l’ospedale di Agrigento, al fine di garantire le cure ai propri pazienti.

Quarto giorno di disservizi: pazienti senza cure

Siamo al quarto giorno consecutivo di disservizi e ritardi, e a pagare il prezzo più alto sono circa venti pazienti oncologici che, al momento, attendono in reparto i farmaci necessari per proseguire le terapie. A oggi, non esiste una certezza sui tempi d’attesa, né risposte chiare da parte della direzione sanitaria.

La causa sembrerebbe ancora una volta l’indisponibilità della “camera bianca”, struttura indispensabile per la preparazione dei farmaci chemioterapici in ambiente sterile. Una situazione che si pensava fosse risolta, almeno stando alle rassicurazioni fornite nei giorni scorsi dalla stessa direzione dell’ASP.

L’impegno encomiabile del dottor Santangelo

Al netto dell’indignazione generale, l’onorevole Pace ha voluto pubblicamente ringraziare il primario Santangelo, che, rientrato dal congedo per fronteggiare l’emergenza, ha mostrato senso del dovere e profonda umanità, assumendosi personalmente l’onere del trasporto dei farmaci.

Ma non può essere l’abnegazione del singolo medico – per quanto ammirevole – a colmare le falle di un sistema sanitario che continua a dimostrarsi inadeguato, soprattutto quando si tratta di tutelare pazienti oncologici, i più fragili e i più bisognosi di certezze.

“È questa la sanità che ci meritiamo?”

Per quanto tempo deve andare avanti questa storia?”, si chiede Pace. Una domanda che non può restare inevasa. La comunità chiede risposte, chiede responsabilità, chiede che il diritto alla cura non dipenda dal senso del dovere di un singolo, ma da una sanità efficiente, pronta e organizzata.

Il caso di Sciacca rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme su uno stato della sanità pubblica che non può più permettersi disservizi, tanto meno nel settore oncologico. I pazienti meritano dignità, cure puntuali e un sistema sanitario che non crolli sotto il peso delle emergenze.

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