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Agrigento, Villa Bonfiglio trasformata in parcheggio: il 25 aprile delle contraddizioni

La festa della Liberazione e l’invasione di auto a Villa Bonfiglio

Il 25 aprile, giorno della Festa della Liberazione, ad Agrigento si è celebrata la memoria della Resistenza italiana anche a Villa Bonfiglio, uno dei polmoni verdi più importanti della città.
Peccato che, per l’occasione, il simbolico spazio pubblico sia stato trasformato in un enorme parcheggio, come testimoniano le immagini raccolte da Report Sicilia.

Le fotografie mostrano chiaramente decine di automobili, incluse vetture della Polizia Locale, parcheggiate direttamente all’interno della villa, tra viali e aree pedonali destinate normalmente al passeggio e al tempo libero.

👉 Leggi l’articolo dedicato al 25 aprile a Villa Bonfiglio

Un mondo parallelo: istituzioni lontane dalla realtà

Di fronte a questa situazione, sorge spontanea una domanda:
perché invadere Villa Bonfiglio di auto quando ci sarebbero alternative più rispettose?

Le istituzioni, che dovrebbero essere le prime a dare il buon esempio, hanno invece mostrato di vivere in un mondo parallelo rispetto a quello della gente comune.
Mentre i cittadini vengono continuamente invitati a rispettare il verde pubblico e a utilizzare i parcheggi regolari, per “loro” ogni regola sembra poter essere sospesa in occasione degli eventi ufficiali.

Il risultato è l’immagine di una città a due velocità: da una parte la retorica della “festa per il popolo”, dall’altra la gestione privatistica degli spazi pubblici.

Un’occasione persa di rispetto civico

Inondare di automobili Villa Bonfiglio non solo è un gesto di grande impatto visivo e ambientale negativo, ma rappresenta anche un’occasione persa per trasmettere valori positivi di rispetto degli spazi comuni.

In un giorno dedicato alla libertà, al rispetto dei diritti e alla memoria civile, sarebbe stato auspicabile vedere le istituzioni per prime rispettare la città, scegliendo di parcheggiare altrove, senza deturpare uno degli angoli più belli di Agrigento.

Un piccolo gesto di civiltà che avrebbe significato molto più di mille discorsi celebrativi.

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