Agrigento Capitale 2025: cultura svenduta, città tradita. Basta silenzio
AGRIGENTO – Promesse, proclami, conferenze stampa.
Ma a quasi cinque mesi dall’inizio di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, la verità è una sola: non esiste un programma.
Non esistono eventi degni di questo nome.
Esistono solo milioni di euro già spesi in promozioni fantasma e in pubblicità che pubblicizzano il nulla.
Il bando da 300mila euro annunciato dal sindaco Francesco Miccichè il 16 aprile?
Ad oggi, 27 aprile, è un bando fantasma. Nulla è stato pubblicato. Nulla è stato spiegato. Nulla è stato costruito.
E il sospetto è ormai certezza: il bando non serve a costruire cultura, serve a comprare silenzio, a distribuire contentini alle associazioni più “accomodanti”, per tacitare chi ancora osa denunciare.
Divide et impera: spaccare il fronte della cultura agrigentina per mantenerla sotto controllo, come in una gestione feudale del potere.
La frase che svela tutto
Non servono analisi complicate. Basta ricordare cosa ha detto il sindaco Miccichè in TV il 16 gennaio:
«I panni sporchi si lavano in famiglia.»
Un invito al silenzio. Un invito a coprire gli errori.
Un metodo che puzza di omertà istituzionale, altro che trasparenza culturale.
Clima di intimidazione
E non basta. Durante la conferenza stampa del 16 aprile, un operatore vicino all’amministrazione ha insultato e minacciato uno dei principali denuncianti presenti.
Una scena vergognosa, indegna di una città che ambisce a essere Capitale della Cultura.
Una scena che sarà denunciata formalmente, perché chi cerca di intimidire chi denuncia non può restare impunito.
Le associazioni: tra chi si inginocchia e chi lotta
Oggi Agrigento vede due città:
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quella di chi si accontenta delle briciole offerte in cambio del silenzio;
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quella di chi, con coraggio, denuncia il vuoto, l’assenza di regole, il tradimento della cultura.
Il bando da 300mila euro rischia di approfondire questa frattura, trasformando la cultura in una merce di scambio politico.
Il tempo è finito: ora servono verità e dignità
Agrigento non merita tutto questo.
Non merita di essere governata dal silenzio, dalla paura, dalle elemosine di Stato.
Non merita una Capitale della Cultura senza cultura.
Ora è il tempo della verità.
Ora è il tempo della rendicontazione.
Ora è il tempo di dire basta.
Ogni euro pubblico speso va spiegato.
Ogni cittadino va rispettato.
Ogni critica va ascoltata.
Perché Agrigento non è la Capitale del silenzio.
È – e deve essere – la Capitale della cultura vera e della dignità civile.

