Tariffe AICA in aumento, ma a decidere sono anche i Comuni morosi: cittadini penalizzati due volte

Un aumento del 5,4% sulle tariffe idriche è stato deciso dai sindaci dei Comuni serviti da AICA, la società consortile che gestisce il servizio idrico integrato nella provincia di Agrigento. La decisione, annunciata con una nota congiunta, è stata giustificata come una “scelta di responsabilità” per evitare scenari peggiori: un incremento maggiore imposto da ARERA o il trasferimento dei debiti AICA ai Comuni, con conseguenti riduzioni nei servizi o addirittura dichiarazioni di dissesto.

Ma dietro la narrazione di una scelta sofferta, emerge una verità scomoda: alcuni Comuni che hanno votato l’aumento della tariffa non solo non subiranno alcuna conseguenza, ma sono anche gravemente morosi nei confronti della stessa AICA.

Decidono per gli altri… ma non pagano

Tra i firmatari della nota figurano anche Alessandria della Rocca, Bivona, Cammarata, Santo Stefano Quisquina – Comuni in salvaguardia ritenuta illegittima – che non subiranno effetti diretti dall’aumento tariffario, ma che si sono comunque espressi a favore dell’aggravio sui cittadini degli altri Comuni. In altre parole, hanno deciso sulla pelle altrui, approvando aumenti che non li toccano.

Un comportamento che non può passare inosservato, soprattutto se si considera che molti di questi Comuni hanno milioni di euro di debiti verso AICA, ignorano decreti ingiuntivi, e rischiano comunque di far collassare l’intero sistema consortile.

Non solo non pagano quanto dovuto, ma si permettono di votare l’aumento delle tariffe per i cittadini dei Comuni virtuosi che, invece, continuano a pagare regolarmente.

Una gestione fallimentare, ma con la bolletta più cara

Nella stessa nota, i sindaci ammettono le carenze organizzative e gestionali di AICA e aprono alla possibilità di chiedere il rinnovo degli organi societari, ma nel frattempo decidono un aumento che colpirà i cittadini che hanno già vissuto mesi (e anni) di disservizi: turni idrici sempre più rari, acqua razionata anche in inverno e totale assenza di soluzioni strutturali.

Una “presa di responsabilità”, come la definiscono i primi cittadini, che però puzza di beffa per gli utenti, stremati da bollette alte e rubinetti asciutti.

Un sistema che punisce chi rispetta le regole

È evidente che la crisi della società AICA non si risolverà con l’ennesimo ritocco tariffario deciso senza equilibrio né giustizia. La vera anomalia è che a decidere aumenti siano anche Comuni morosi, inadempienti e fuori dalle conseguenze dirette della delibera.

A questo punto, non resta che attendere la conferenza stampa annunciata dai sindaci, durante la quale – ci auguriamo – venga fatta piena luce sulle reali condizioni della società, sui Comuni debitori, e sul futuro del servizio idrico integrato in provincia di Agrigento.

Nel frattempo, resta l’ennesima ingiustizia per chi paga sempre e viene ripagato con aumenti e silenzi.

“È doveroso informare i cittadini che, pur essendo stati deliberati, gli aumenti tariffari non potranno entrare in vigore senza il via libera dell’ARERA, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, che rappresenta l’organo nazionale di controllo. Senza la sua approvazione, tali tariffe sarebbero da considerarsi illegittime. A nostro giudizio, allo stato attuale, non sussistono le condizioni di legge per rendere operativo l’aumento.”

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