Sversamento fognario a San Leone: AICA e Comune sotto accusa per ritardi e omissioni

Ogni giorno che passa si aggrava la posizione dell’AICA (Azienda Idrica Comuni Agrigentini) per il disastro ambientale che ha colpito la spiaggia delle Dune, a San Leone. Il grave sversamento di liquami fognari in mare, documentato con video già il 27 aprile scorso dall’associazione Mareamico, è stato ignorato per ben dieci giorni.

A confermare le responsabilità è la stessa AICA: nel comunicato del 6 maggio, l’azienda consortile ammette che solo in quella data – e non prima – è stata scoperta l’interruzione del collettore fognario di via Magellano. Una condotta evidentemente compromessa, che ha riversato liquami direttamente sulla sabbia e in mare aperto, davanti agli occhi di cittadini e turisti.

La scoperta, però, non è frutto di una tempestiva attività ispettiva da parte di AICA o del Comune di Agrigento, bensì è avvenuta solo grazie alla pressione mediatica, all’intervento diretto dell’assessore regionale Giusy Savarino, dell’ARPA, dell’ASP, della Capitaneria di porto e delle denunce pubbliche di Mareamico.

Eppure, segnali evidenti c’erano: bastava notare la diminuzione dei reflui in arrivo alla stazione di sollevamento “Piazzale Dune” per sospettare un’anomalia. Sarebbe stato sufficiente aprire qualche pozzetto lungo via Magellano per scoprire l’occlusione, evitando così che il mare diventasse una fogna a cielo aperto per giorni.

Invece, si è scelto di minimizzare, dichiarando inizialmente che “gli impianti non avevano mostrato alcuna criticità” e, solo dopo l’intervento delle autorità e delle associazioni, AICA ha parlato di “un maldestro intervento realizzato da ignoti” come causa del danno. Una giustificazione che appare grottesca e irrispettosa per un evento di simile gravità.

Ma le responsabilità non si fermano all’AICA: anche il Sindaco di Agrigento era a conoscenza del problema sin dal 27 aprile e, nonostante ciò, ha ritardato sia l’emissione dell’ordinanza di divieto di balneazione, sia la richiesta formale di intervento all’azienda consortile, in quello che è a tutti gli effetti un caso di inquinamento ambientale.

L’omissione di atti dovuti, l’inerzia istituzionale e le bugie nelle comunicazioni ufficiali aggravano ulteriormente la posizione degli enti coinvolti. Intanto, il mare e l’ambiente pagano un prezzo altissimo, mentre i cittadini continuano a subire in silenzio l’ennesimo schiaffo alla salute pubblica e alla credibilità delle istituzioni.

Serve trasparenza, serve giustizia. E serve subito.

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