Parco Livatino: Dove la Memoria Resiste
di Giuseppe Ballarò
Ad Agrigento, su una collina che per anni è rimasta muta e dimenticata, oggi si coltiva un’idea di giustizia viva, quotidiana, concreta. È lì che fu assassinato il giudice Rosario Livatino, simbolo incorruttibile della lotta alla mafia. È lì che, con le mani e con la coscienza, cittadini comuni hanno creato il Parco Livatino: non un monumento, ma una testimonianza viva di impegno e resistenza civile.
Nessun fondo pubblico. Solo volontà.
Questo parco non è il risultato di bandi istituzionali, di finanziamenti pubblici o progetti ministeriali. È nato da una rete di persone determinate, coordinate dal presidente Mimmo Bruno e dal segretario Alfonso Scanio del Co.N.Al.Pa “Beato Rosario Livatino”. Con loro, centinaia di cittadini, volontari, tecnici, detenuti in regime di reinserimento sociale, che ogni giorno mettono a dimora alberi, tracciano sentieri, portano acqua con i bidoni, curano piante con pazienza.
Un esempio raro, forse unico, in una Sicilia troppo spesso ostaggio di cerimonie vuote e promesse mancate.
Un giardino di memoria, lavoro e rinascita
Ogni angolo del parco è frutto di un gesto umano, non burocratico. Le panchine sono costruite a mano, i sentieri sistemati con pale e sudore. I tecnici del comitato scientifico del Co.N.Al.Pa. insegnano gratuitamente giardinaggio, potatura, cura delle essenze. I detenuti del carcere di Agrigento, grazie a un accordo con la direzione penitenziaria, partecipano attivamente: è anche il loro modo per riscattarsi e contribuire alla società.
Il contributo silenzioso di tanti
I Vivai Pisano hanno donato 200 piante tra rose, sterlizie, palme e cipressi. L’azienda Volpe Gru ha messo a disposizione una gru per sollevare un grande masso di travertino, trasformato in altare dalla ditta Buscema Marmi. Ogni gesto, ogni donazione, è parte di un mosaico collettivo. I residenti della zona offrono supporto, servizi, presenza. È un popolo silenzioso, che preferisce l’azione alle parole.
Il 17 maggio: un anno di Parco, un secolo di significato
Il 17 maggio 2025 il Parco Livatino festeggerà il suo primo anniversario. Alle ore 10:30, si celebrerà la Santa Messa concelebrata da Don Calogero Proietto e Don Carmelo Petrone, seguita da una rappresentazione teatrale della Compagnia Arcobaleno: un dialogo immaginario e struggente tra la madre di Livatino e suo figlio.
Sarà inaugurata un’area speciale con altare e stele, dedicata non solo al giudice, ma anche a Papa Francesco, al giudice Saetta e suo figlio, al maresciallo Guazzelli, alle vittime delle stragi di Porto Empedocle, agli imprenditori Borsellino. I benefattori, numerosissimi, saranno ricordati in futuro con un apposito pannello. Intanto resta il segno visibile della memoria attiva.
Senza lo Stato, ma con dignità
Il Parco Livatino è la dimostrazione che la memoria può essere coltivata anche senza lo Stato, senza risorse pubbliche, senza palchi o telecamere. È un atto di resistenza silenziosa, dove ogni pianta è una dichiarazione contro l’oblio, ogni gesto una sfida alla rassegnazione.
Non serve retorica, basta andarci. Guardare. Toccare la terra. E capire.

