Sulla “puzza” – non solo reale – generata dai fanghi del dragaggio trapanese a fare suonare più di qualche campanello d’allarme alla Capitaneria era stato il Comune di Porto Empedocle. Il sindaco Calogero Martello sul finire dello scorso anno aveva incaricato l’ammiraglio Vittorio Alessandro di “investigare” su cosa, come e magari chi avesse consentito l’arrivo nell’area Asi empedoclina di questa enorme quantità di melma. Una “colmata di fango” piombata quasi come se nessuno sapesse nulla, quasi come se Porto Empedocle fosse stata costretta a subire senza parlare. Col fango ormai arrivato, in Municipio ritennero che la faccenda doveva essere chiarita. E l’ammiraglio Alessandro, come da abitudine, non ha perso tempo, risalendo a situazioni quanto meno opache su tutto il fronte della questione. Il lavoro svolto da Alessandro è stato condensato in un incartamento che il sindaco empedoclino ha immediatamente inviato alla Capitaneria di porto per le conseguenti attività. Da qui potrebbe essere stata generata una accelerazione alle indagini su quanto stava e sta accadendo a due passi dal porto e dal centro abitato. E’ di oggi quindi la notizia dell’operazione denominata “Dirty Mud”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento, avviata – non a caso dunque – lo scorso anno, nell’ambito dei lavori di dragaggio dell’avamporto e delle aree a ponente dello sporgente Ronciglio del porto di Trapani. L’indagine era finalizzata ad accertare la regolarità delle attività e delle procedure delle operazioni di dragaggio quali il trasporto dei fanghi, il trattamento, il conferimento e lo smaltimento finale dei rifiuti speciali prodotti.

Dal dossier al blitz della Guardia Costiera

Nello specifico il capitolato dei lavori di appalto prevedeva l’installazione sul molo di levante di Porto Empedocle di un impianto mobile di lavaggio dei fanghi sollevati dal fondo, tale procedimento che viene denominato “sediment washing” è dedicato al trattamento dei fanghi che venivano prelevati dal porto di Trapani ed erano provenienti dalle attività di dragaggio. Il contratto di appalto prevedeva anche l’utilizzo di un’area demaniale per lo stoccaggio solo provvisorio dei rifiuti trattati ubicato in località Caos nel Comune di Porto Empedocle. Le attività poste in essere hanno permesso agli investigatori di raccogliere prove in grado di accertare che i fanghi provenienti dall’attività di dragaggio del porto di Trapani, trasportati con due draghe all’interno dell’impianto di sediment washing della Società Capogruppo aggiudicataria dell’appalto, non subivano, se non in minima parte alcun trattamento prima dello stoccaggio, ed il successivo conferimento presso una discarica agrigentina. Le circostanze rilevate in sede di indagine hanno permesso ai militari della Guardia Costiera di Porto Empedocle di procedere al sequestro dell’impianto di lavaggio nonché dell’area di deposito temporaneo dei fanghi di dragaggio sita in località Caos del Comune di Porto Empedocle. Il provvedimento ha interessato una superficie complessiva di circa 60.000 mq. di demanio marittimo contente all’interno una ingente quantità di rifiuti speciali. Tutti i soggetti ai quali a vario titolo sono state contestate responsabilità nelle condotte ritenute contra legem, sono stati segnalati alla Autorità Giudiziaria per la commissione del reato di frode nell’esecuzione di contratto di appalto di lavori pubblici con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, per l’importo dei lavori affidati di 59.054.484.18 euro. Da ricordare inoltre la scoperta di una discarica illegittimamente realizzata su appezzamento di terreno nel Comune di Agrigento, a Giardina Gallotti, all’interno del quale oltre a rifiuti speciali di varia natura, sono stati rinvenuti grandi quantità di rifiuti fangosi che per le loro caratteristiche fisiche potrebbero essere riconducibili a quelli prodotti dai lavori di dragaggio del porto di Trapani; il sequestro è scattato pure per quest’area, aumentando la superficie sottoposta al provvedimento di circa 10.000 mq perché illecitamente utilizzata per lo stoccaggio dei rifiuti speciali pericolosi e non, e per l’illecita miscelazione degli stessi.

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