Appalti truccati, si dimette Giovanni Campagna

Dopo le polemiche e le indagini, l’ex capo segreteria dell’assessore Di Mauro lascia l’incarico. Ma i nodi restano.

AGRIGENTO – Dopo settimane di inchieste, polemiche politiche e tensioni istituzionali, Giovanni Campagna ha rassegnato le dimissioni da capo della segreteria particolare dell’Assessorato regionale all’Energia, ruolo che ricopriva con contratto diretto firmato il 1° marzo 2023 dall’assessore Roberto Di Mauro.

La sua uscita di scena rappresenta l’epilogo di una vicenda che ha acceso i riflettori non solo su un’indagine giudiziaria, ma anche su una certa concezione della gestione pubblica: quella in cui il garantismo scompare quando serve e l’indignazione diventa selettiva.

Dalle indagini alla politica: il caso esplode

Campagna è uno dei soggetti formalmente indagati nella maxi inchiesta della Procura di Agrigento su mazzette, appalti pilotati e turbative di gara. Nel decreto di perquisizione viene citato in relazione all’appalto da oltre 37 milioni di euro per la rete idrica di Agrigento, insieme ad altri funzionari e imprenditori. Nessuna misura restrittiva è stata applicata nei suoi confronti: né arresti, né sospensioni, né interdizioni.

Nonostante ciò, il deputato regionale Ismaele La Vardera aveva lanciato pubblicamente accuse, invocando la sospensione di Campagna dal servizio. Ma, come evidenziato da Report Sicilia in un precedente approfondimento (leggi qui l’articolo completo), la Regione non ha alcun obbligo di sospensione automatica in assenza di misure cautelari. La Vardera, pur potendo attivare le procedure istituzionali previste dalla normativa, non ha mai formalizzato alcuna richiesta. Si è limitato a “dirlo”, senza “farlo”.

Le dimissioni: una resa politica più che amministrativa

Con la sua uscita di scena, Campagna non ammette alcuna colpa, ma prende atto del peso mediatico e politico che la sua permanenza stava generando. Un atto che si presta a doppia lettura: da un lato un gesto di responsabilità, dall’altro la conferma che esiste un problema di sistema, in cui bastano le parole a innescare il linciaggio pubblico, e in cui le regole si piegano all’opportunità del momento.

Le domande senza risposta

Ora resta un interrogativo centrale: perché Campagna è stato rimosso solo dopo l’intervento giornalistico e non dopo un atto istituzionale?
Perché chi aveva il potere di proporre formalmente la sospensione non l’ha fatto?
E soprattutto, perché la Regione Siciliana continua a muoversi in modo opaco, senza trasparenza e senza una linea chiara nei confronti dei propri funzionari coinvolti in inchieste penali?

La questione Campagna non è chiusa

Le dimissioni non chiudono il caso. Lo spostano su un piano ancora più delicato: quello delle responsabilità politiche e amministrative.
Chi ha vigilato sull’operato della segreteria particolare? E quanti altri casi simili rimangono coperti, finché non emergono da una fuga di notizie o da un’inchiesta giornalistica?

Agrigento e la Sicilia meritano un sistema pubblico trasparente e coerente. Non solo a parole, ma nei fatti.

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