Mafia, la DIA fotografa Agrigento: coesistenza tra Cosa Nostra e Stidda, affari nei settori pubblici e 25 interdittive antimafia

Agrigento è ancora un terreno fertile per le organizzazioni mafiose. Lo conferma la Relazione annuale 2024 della Direzione Investigativa Antimafia, presentata al Parlamento il 27 maggio 2025 dal Ministro dell’Interno e illustrata a Roma dal Gen. Michele Carbone, Direttore della DIA.

Nel dossier, la provincia agrigentina viene citata come zona di coesistenza “strategica” tra Cosa Nostra e Stidda, due realtà criminali che, invece di combattersi, si spartiscono gli affari con patti di reciproca convenienza.

“Ad Agrigento – si legge nel rapporto – si continua a registrare una ‘zona’ permeabile all’influenza della Stidda, che ha rafforzato la propria statura criminale fino a stabilire con le famiglie di Cosa Nostra patti per la spartizione degli affari criminali.”

Una mafia meno violenta, più infiltrata

Nonostante le operazioni di polizia abbiano messo in difficoltà le strutture di vertice, Cosa Nostra si è adattata: meno gerarchie, più coordinamento tra mandamenti, maggiore attenzione all’infiltrazione silenziosa nelle economie locali. La violenza cede il passo alla corruzione.

Secondo la DIA, il focus criminale si è spostato su settori redditizi dell’economia legale, come appalti pubblici, sanità, rifiuti, edilizia, trasporti e agricoltura. A far gola sono anche i contributi europei per lo sviluppo rurale: il rapporto evidenzia frodi per ottenere fondi comunitari nella zootecnia e nell’agricoltura.

Agrigento: 25 interdittive antimafia nel 2024

Nel dettaglio, sono 25 i provvedimenti interdittivi antimafia emessi dalla Prefettura di Agrigento nel solo 2024. Le interdittive hanno colpito aziende e soggetti operanti nei settori più esposti al rischio mafioso: ristorazione, edilizia, trasporti, funeraria, servizi stradali e coltivazioni agricole.

Molti destinatari risultano contigui a soggetti già condannati per mafia o già raggiunti da misure di prevenzione. In alcuni casi, si tratta di recidivi già colpiti da provvedimenti analoghi negli anni precedenti.

Il “Sistema Agrigento” tra ombre pubbliche e private

L’analisi della DIA si sovrappone perfettamente con le recenti inchieste giudiziarie della Procura di Agrigento, che hanno coinvolto politici, dirigenti e imprenditori. Tra questi, ricordiamo:

  • Il caso del dirigente comunale Gaetano Di Giovanni, arrestato e condannato per tangenti, interdetto a vita dai pubblici uffici.

  • Lo scandalo dei SUV acquistati con fondi per la solidarietà sociale e mai utilizzati per il trasporto dei disabili.

  • Le denunce sulle gare pilotate, su cui pendono altre indagini in corso, che confermano quanto già segnalato dalla DIA: la connessione tra funzionari compiacenti, imprenditori e ambienti mafiosi.

Corruzione, consenso e potere

La criminalità ad Agrigento, come nel resto dell’isola, non cerca più lo scontro armato. Preferisce insinuarsi, costruire alleanze, corrompere e guadagnare consenso nei gangli della macchina pubblica. Come scrive la DIA, l’approccio mafioso è “modellato sul tessuto socio-economico” locale e vede negli ambienti amministrativi compiacenti e nei professionisti contigui i migliori alleati.

“Il contrasto più importante – conclude la relazione – consiste nel privare i sodalizi mafiosi delle risorse economiche illecitamente accumulate.”

Ma finché i soldi pubblici continuano a fluire verso progetti opachi e beneficiari discutibili, la vera “Capitale” del potere resterà lontana dalla legalità.


Fonti: Relazione DIA 2024 – presentata al Parlamento il 27 maggio 2025, Ministero dell’Interno
Approfondimenti: www.dia.gov.it | www.reportsicilia.it

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