Appalti e tangenti, terremoto giudiziario ad Agrigento: intercettati politici, funzionari e imprenditori. Coinvolto anche l’on. Roberto Di Mauro
Agrigento – Una vera e propria rete di corruzione e affari illeciti quella che emerge dall’inchiesta “Appalti e mazzette”, condotta dalla Procura della Repubblica di Agrigento e riportata in un approfondito articolo da Grandangolo Agrigento a firma di Franco Castaldo.
Il quadro che viene fuori è allarmante: politici, dirigenti, amministratori pubblici, imprenditori e faccendieri intercettati e monitorati fino a pochi giorni fa con trojan, telecamere nascoste e ascolti ambientali. In questo mosaico oscuro figura anche il nome dell’on. Roberto Di Mauro, esponente del gruppo “Popolari e Autonomisti”, e tra i principali sostenitori del sindaco di Agrigento, Francesco Miccichè.
Secondo quanto riportato da Grandangolo, l’indagine – tutt’altro che chiusa – coinvolge anche Giovanni Campagna, segretario particolare dell’assessore regionale all’Energia e dirigente di riferimento dell’on. Di Mauro, già dimessosi dopo le prime rivelazioni di stampa. Le attività di intercettazione hanno coinvolto anche sindaci, dirigenti di organismi d’ambito territoriale e funzionari pubblici ritenuti centrali in un sistema di spartizione illecita degli appalti.
Alesci e i 35 mila euro in contanti
Uno degli arrestati più significativi è Sebastiano Alesci, dirigente licatese del Libero Consorzio di Trapani e presidente della commissione aggiudicatrice di una delle gare contestate. Secondo la Procura, sarebbe stato “canale e garante dell’accordo corruttivo” in un giro che avrebbe coinvolto anche l’imprenditore Dino Caramazza, il cui nome compare in almeno due episodi: una consegna di 35 mila euro in contanti intercettata al confine tra Agrigento e Butera e una tangente da 135 mila euro per la strada provinciale Salaparuta–Santa Margherita Belice.
Secondo l’accusa, Alesci, Caramazza e altri indagati avrebbero costruito una rete di interessi e pressioni per orientare gare d’appalto pubbliche, tra cui:
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La riqualificazione dello stadio “Dino Liotta” di Licata;
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I lavori sulla rete fognaria del rione Plaia-Fondachello;
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La manutenzione straordinaria della SP 19.
Il GIP Giuseppa Zampino, pur non convalidando per ora l’ipotesi di associazione per delinquere, ha riconosciuto gravi indizi nei reati di corruzione e turbativa d’asta, aggravati dalla qualifica pubblica degli indagati.
Un’inchiesta destinata ad allargarsi
Come chiarisce Grandangolo, l’inchiesta non si ferma qui. Con l’arresto dei soggetti chiave, la Procura – guidata dal dott. Giovanni Di Leo – ha dovuto “scoprire qualche carta”, ma molti altri nomi potrebbero emergere nelle prossime settimane. Non si esclude, anzi si dà per probabile, il coinvolgimento della Direzione Distrettuale Antimafia, vista la vastità dei contatti e delle manovre emerse.
“C’è chi non dorme più sonni tranquilli”, scrive Castaldo. E nel clima di attesa e tensione, il mondo politico regionale si muove con cautela.
Agrigento torna così al centro di una bufera giudiziaria che svela dinamiche ben più ampie di una semplice tangentopoli locale. Un sistema oliato, protetto, agevolato – si legge nell’ordinanza – da imprenditori compiacenti e funzionari pubblici contigui, che operavano con metodo e disinvoltura.
📎 Fonte: Grandangolo Agrigento – Articolo a firma di Franco Castaldo, 27 maggio 2025
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