Un dramma che non risparmia nessuna latitudine e nessuna società e che accomuna storie ed esperienze diverse.
Il tema dell’emarginazione è affrontato, con profonda partecipazione e connessione emotiva, dalla piéce teatrale “Il barbone di Partanna”, scritta e diretta dalla regista siciliana Anna Mauro, capace come pochi di puntare al cuore e alla testa dello spettatore, inchiodandolo alla responsabilità della riflessione sulla condizione umana.
Lo spettacolo è una mise en abyme per guardarsi dentro e riflettere a più livelli, tra confessioni intime, spaccati di vita che intrecciano il personale e l’universale, raccontando il disagio e l’angoscia di chi non ha voluto/potuto condurre un’esistenza normale.
Sul palco, gli attori della compagnia teatrale Radici di Sole A.P.S. danno voce agli invisibili: i mendicanti con la loro solitudine estrema, le loro ossessioni etiliche e i loro racconti, in un magma emozionale di abbandono, malinconia e disperazione.
Saranno proprio i barboni, a scoprirsi quali unici (?) portatori sani di umanità, ancora capaci di offrire sollievo e gesti ristoratori e di affermare verità talvolta così potenti da risultare persino incontenibili nella parola.
L’opera andrà in scena al Teatro Jolly in via Domenico Costantino 54-56 a Palermo alle 21:30 e vedrà la partecipazione straordinaria dell’artista Gabriella Lupinacci, architetto e artista, tra le massime protagoniste della scena culturale contemporanea.
Le sue tele dipinte, magnetiche e impattanti, arricchiscono la scena, contribuendo a rendere lo spettacolo un’esperienza immersiva di “teatro nel teatro”.
Anna Mauro si conferma autrice di un teatro corposo che mette insieme individualità e collettività, umanità e scavo interiore.
Le scenografie portano la firma di Tiziana Di Vita e Sergio F. Pochini, direttore di produzione.
Audio e luci di Giuseppe Vacca.

