Appalti e mazzette, tutto parte da Licata: la denuncia di un imprenditore apre il vaso di Pandora sul “Sistema Agrigento”

AGRIGENTO – Tutto parte da Licata. Da un imprenditore al limite del fallimento, schiacciato da un sistema politico-imprenditoriale che – a suo dire – penalizzava le aziende non allineate e favoriva le imprese amiche. L’uomo, ormai stremato e sull’orlo del fallimento perché privo di commesse, indica nel sindaco di Licata Angelo Balsamo, in alcuni consiglieri comunali e in un gruppo di imprenditori gli artefici di tale condotta. Decide così di raccontare tutto al capo della Squadra Mobile di Agrigento, Vincenzo Perta, che informa immediatamente il procuratore capo Giovanni Di Leo. Da lì parte un’indagine capillare, silenziosa e inarrestabile, che nel giro di poche settimane arriva a toccare nomi eccellenti della politica e degli appalti pubblici, su tutti l’ex assessore regionale Roberto Di Mauro.

A raccontare con dovizia di particolari la genesi dell’indagine è ancora una volta il giornalista Franco Castaldo su Grandangolo Agrigento, che con grande rigore e coraggio continua a seguire una vicenda delicata, complessa e che ha messo in allerta tutta la politica siciliana.

🔗 Fonte integrale: https://www.grandangoloagrigento.it/agrigento-notizie/inchiesta-appalti-e-mazzette-tutto-parte-da-licata

La denuncia che smuove la montagna

L’imprenditore racconta tutto alla Squadra Mobile di Agrigento, diretta da Vincenzo Perta, che a sua volta informa immediatamente il procuratore capo Giovanni Di Leo e il sostituto Rita Barbieri. Parte da lì un’indagine silenziosa ma determinata, che in poco tempo porta alla figura chiave: l’architetto Sebastiano Alesci, definito “super burocrate licatese”, già arrestato e ritenuto al centro di numerosi episodi corruttivi legati ad appalti e gare pubbliche.

Ma non finisce qui.

Il ruolo di Roberto Di Mauro: intercettazioni 24 ore su 24

Nel giro di poco tempo, il nome di Roberto Di Mauro emerge con prepotenza. L’ex assessore regionale viene intercettato costantemente: con trojan, cimici, telecamere e controlli ambientali. Ogni suo spostamento, ogni incontro – dagli alberghi di Porto Empedocle allo stadio Esseneto, fino al piazzale Ugo La Malfa – viene monitorato. Compresa una riunione nella sede di AICA.

Chi entra in contatto con lui finisce, a sua volta, nel radar degli investigatori. E dalle conversazioni emergono colloqui su grandi opere idriche, progetti sulla diga San Giovanni di Naro, l’anticipazione di 10 milioni di euro per la rete idrica di Agrigento, cantieri previsti a Ravanusa e l’interesse diretto per le attività della ditta capofila dell’appalto idrico, riconducibile al sindaco di Maletto, Giuseppe Capizzi.

Sconcertante uno dei passaggi riportati dagli inquirenti: Di Mauro cerca operai, ma specifica che li vuole “non agrigentini, perché scansafatiche, meglio favaresi”.

Un’inchiesta che si allarga

L’inchiesta si è allargata a macchia d’olio. Decine di persone intercettate, monitorate, coinvolte a vario titolo. L’impressione degli inquirenti è che nessuno si sia salvato. Ma ora – scrive Castaldo – le carte sono in parte scoperte, e chi era nel mirino sa di esserlo.

“La storia continua”, chiosa Grandangolo. E noi aggiungiamo: non potrebbe essere altrimenti.

Un ringraziamento doveroso a Franco Castaldo

Report Sicilia si congratula ancora una volta con Franco Castaldo, direttore di Grandangolo, per il lavoro di verità, documentazione e coraggio civile che sta portando avanti in queste settimane decisive per Agrigento. In una terra in cui spesso il silenzio copre il marcio, la sua voce – chiara, libera e coraggiosa – è un faro per il giornalismo e per la cittadinanza attiva.

Inchiesta “Appalti e mazzette”: tutto parte da Licata…

Autore