AGRIGENTO – “Per salvare davvero l’acqua pubblica bisogna commissariare i sindaci e l’intero servizio idrico provinciale, non solo AICA.” Questo il durissimo appello firmato dalla Consulta AICA, presieduta da Alvise Gangarossa, e indirizzato al Presidente della Regione Renato Schifani, all’Assessore regionale all’Energia Francesco Colianni, al Prefetto di Agrigento Salvatore Caccamo e a tutti i vertici di AICA e ATI.

L’appello, diramato il 2 giugno 2025, è un atto d’accusa senza precedenti: la responsabilità della catastrofe idrica che attanaglia la provincia di Agrigento non è da attribuire solo ai vertici gestionali di AICA, bensì alla governance politica rappresentata dall’assemblea dei Sindaci.

“Dopo quattro anni di bilanci in rosso, i sindaci dell’ATI non hanno ancora adottato alcuna misura di riequilibrio economico-finanziario e produttivo”, scrive la Consulta. “È responsabilità loro – prosegue il documento – se AICA non è mai diventata sostenibile.”

La Consulta ricorda come oltre 50 proposte tecniche e istituzionali siano state ignorate, e denuncia il continuo scaricabarile politico e demagogico che vuole far credere che la sostituzione del CDA o del Direttore Generale di AICA possa risolvere una crisi che invece ha radici molto più profonde.

Tra le criticità evidenziate:

  • 16 milioni di euro mai incassati da AICA per l’assenza di 23.000 contatori idrici, non installati per scelta politica;

  • 4 milioni di euro bruciati per la mancata cessione delle utenze del Voltano e Tre Sorgenti ad AICA;

  • 6,5 milioni di euro di bollette non pagate dagli stessi Comuni soci di AICA;

  • un debito verso Siciliacque di 19 milioni, che ha portato al pignoramento di oltre 2 milioni dalle casse dei Comuni;

  • resistenza politica al completamento dell’unificazione del servizio idrico, nonostante le sentenze del TAR impongano il contrario.

Gravissime anche le accuse sul piano politico: la Consulta evidenzia il coinvolgimento dell’ex assessore regionale agrigentino Roberto Di Mauro, considerato da sempre vicino ai vertici di AICA, nelle indagini in corso sul sistema di potere che ha determinato “macchinazioni politico-affaristiche” e la perdita del finanziamento da 49 milioni per la nuova rete idrica agrigentina.

“Non si pensi – si legge – di utilizzare l’inchiesta giudiziaria per mascherare il fallimento istituzionale. La vera riforma non si fa con il cambio di poltrone, ma con il commissariamento dei sindaci e il riordino radicale del sistema.”

L’appello si conclude con un monito forte: “La crisi idrica non è frutto del destino, ma di precise responsabilità politiche. Non liquidate l’acqua pubblica per salvare chi l’ha sabotata.”

Report Sicilia pubblica integralmente l’appello come atto pubblico e lo trasmetterà, come richiesto dalla Consulta, anche al Presidente della Regione, al Prefetto e alla magistratura competente.

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