“Appalti e mazzette”, la riunione intercettata all’Aica: dirigenti contro Di Mauro, Capizzi senza operai e l’ombra dei 10 milioni
AGRIGENTO – È un vero e proprio terremoto giudiziario quello che continua a scuotere la provincia agrigentina. Nuove e pesanti rivelazioni emergono dall’inchiesta “Appalti e mazzette” della Procura della Repubblica di Agrigento, guidata da Giovanni Di Leo, che indaga su un presunto sistema di corruzione e pilotaggio delle gare pubbliche.
A finire sotto la lente degli inquirenti è un appalto da 37 milioni di euro per la rete idrica di Agrigento, assegnato a un consorzio di imprese privo – secondo le carte – dei requisiti minimi per eseguire i lavori, con dubbi gravi anche sull’uso di 10 milioni di euro anticipati dalla Regione Siciliana.
Le riunioni segrete intercettate all’Aica
A gennaio scorso, grazie ai trojan installati dalla Squadra Mobile, sono state intercettate due riunioni riservate nella sede di Aica, ente gestore del servizio idrico. Protagonisti: il parlamentare Roberto Di Mauro, il direttore generale Claudio Guarneri, il presidente Settimio Cantone, il Rup Gaspare Triassi, il direttore dei lavori Pietro Agnello e successivamente anche Giovanni Campagna, segretario particolare di Di Mauro, e Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto e titolare del consorzio vincitore dell’appalto.
Durante il primo incontro del 21 gennaio 2025, emergono feroci critiche interne. Triassi sostiene apertamente che Capizzi non avrebbe dovuto rapportarsi con la Pubblica Amministrazione. Agnello accusa Capizzi di avere presentato documenti riferiti all’azienda del padre, mai accreditata presso Aica, e segnala gravi carenze nella documentazione tecnica. Si parla anche di una società “fantasma” all’interno del consorzio, mai vista né conosciuta, il cui amministratore non si sarebbe mai presentato.
Cantone, visibilmente stupito, chiede perché l’aggiudicatario dell’appalto sembri intenzionato a non eseguire realmente i lavori.
Capizzi: “Mi mancano cento operai”
Nel secondo incontro, intercettato il 27 gennaio, Capizzi ammette candidamente a Di Mauro di non avere le maestranze necessarie per avviare i lavori: “Mi mancano circa cento operai tra escavatoristi, idraulici e tecnici”. Propone dunque di aggregare piccole imprese per far fronte alle difficoltà organizzative. Di Mauro, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, si attiva personalmente nei giorni successivi presentando al sindaco di Maletto un ex dipendente del Parco archeologico e un imprenditore di fiducia – descritto come “un suo figlioccio”.
I 10 milioni anticipati: “Una cosa inutile”
Altro elemento gravissimo riguarda i 10 milioni di euro anticipati dalla Regione Siciliana per avviare i lavori. Una mossa contestata formalmente dal Ministero dell’Economia, che ha richiesto chiarimenti con una pre-impugnativa inviata all’Assessorato all’Energia. In una conversazione intercettata, una dirigente del Dipartimento acque e rifiuti definisce quella somma “una cosa inutile”, ribadendo più volte a Campagna: “Non ho capito perché questi 10 milioni sono stati messi, me lo spiegate?”.
Campagna, al tempo ancora segretario particolare di Di Mauro, risponde con una frase criptica ma indicativa: “Tu sai come nasce tutto, giusto?”.
Campagna e la “copertura” di Di Mauro
Per la Squadra Mobile, Di Mauro non avrebbe mai cessato di esercitare pressioni e influenza all’interno dell’assessorato, anche dopo le sue dimissioni nell’aprile 2024. A confermare il sospetto, una telefonata tra Campagna e la moglie in cui il primo rivela di essere stato rassicurato personalmente dal deputato sulla sua permanenza nel ruolo. Una permanenza che si è interrotta solo dopo l’esplosione pubblica dello scandalo e le dimissioni forzate di Campagna.
L’ipotesi investigativa – sempre più dettagliata – è che l’intero appalto sia stato strumentalizzato per drenare fondi, con l’obiettivo di incassare e non realizzare, forti di una rete di complicità trasversali e protezioni politiche.
👉 Fonte e approfondimento completo:
Grandangolo Agrigento – “Appalti e mazzette”, la riunione intercettata all’Aica: le critiche a Di Mauro di Cantone, Triassi e Agnello

