“Dopo la Villa del Sole, adesso anche l’area Corsini: è tempo di chiudere tutte le Soprintendenze?”
L’ennesimo caso – questa volta il parcheggio realizzato sull’area vincolata della cosiddetta “zona Corsini” a San Leone – impone una riflessione scomoda ma inevitabile: che senso ha mantenere attive, in Sicilia, delle Soprintendenze che non tutelano, non vigilano e spesso autorizzano l’abuso sotto forma di parere tecnico?
L’articolo appena pubblicato da Report Sicilia fotografa una situazione paradossale: un parcheggio realizzato in piena fascia di rispetto paesaggistico e archeologico, in violazione della L.R. 78/1976, ma paradossalmente accompagnato – sembrerebbe – da tutti i Nulla Osta, inclusi quelli della Soprintendenza.
Questa non è una novità. Il precedente della Villa del Sole è ancora vivo nella memoria dei cittadini: una demolizione travestita da riqualificazione, coperta da un iter autorizzativo che non ha retto al vaglio della ragione, né – probabilmente – a quello della legge.
E oggi, con l’area Corsini, ci risiamo. Si continua a giocare con la normativa come fosse plastilina, adattandola di volta in volta alle esigenze di qualcuno. Autorizzazioni firmate con leggerezza, forse con superficialità, forse con qualcosa di peggio.
E allora la domanda nasce spontanea:
Che funzione assolvono oggi le Soprintendenze in Sicilia? Difendono il paesaggio e i beni culturali, o si limitano a rilasciare pareri di comodo per compiacere i poteri locali?
Dove erano quando si sono costruiti impianti sportivi nel cuore della fascia archeologica? Dove sono oggi, davanti a parcheggi in zona B e su aree sottoposte a vincolo assoluto?
Se i cittadini devono continuare a difendere da soli il territorio, se sono gli imprenditori stessi – tratti forse in inganno da pareri “facili” – a dover pensare di denunciare i funzionari che li hanno autorizzati, allora possiamo dire senza ipocrisia: le Soprintendenze non servono più.
E non lo dico per provocazione. Lo dico perché le funzioni di controllo e tutela non possono essere esercitate da uffici che si trasformano, nei fatti, in fucine di autorizzazioni prive di logica, di etica e, talvolta, di legalità.
È tempo di azzerare tutto. Di chiudere le Soprintendenze in Sicilia e ripensarle da capo.
Con un personale selezionato per merito e integrità, con poteri autonomi e davvero indipendenti dalla politica, e soprattutto con una missione chiara: tutelare il patrimonio, non barattarlo.
Finché questo non accadrà, ogni nuova autorizzazione firmata da questi uffici sarà accompagnata da un sospetto. E ogni cittadino avrà il diritto – e forse il dovere – di domandarsi: a chi giova tutto questo?

