Secondo il ministro della Cultura Alessandro Giuli, “Agrigento Capitale della cultura non è fuori controllo”. Questo il succo del discorso fatto dall’esponente del governo Meloni ieri a Palermo, in occasione della presentazione di un suo libro. Una frase inserita in un contesto nel quale Giuli elogia il lavoro svolto soprattutto dal governo regionale, evidenziandone meriti e impegno nel portare avanti un progetto così importante come quello che avrebbe dovuto consentire ad Agrigento, di salire ancora di più sulla ribalta nazionale e internazionale. Nella breve intervista rilasciata all’agenzia Italpress, Giuli non cita alcuni amministratore di Agrigento, confermando come tutto sia in mano a Roma e Palermo. Fin qui, la notizia. Non si può derogare a una riflessione che tutti nella città dei Templi fanno da tempo. Chi vive ad Agrigento non ha notato alcun cambiamento rispetto allo scorso anno, quando ancora non ci si poteva vantare del titolo, ottenuto nel marzo 2023, sotto il ministero Sangiuliano, nella foto in basso col sindaco Miccichè.

Un flop indiscutibile per tutti, tranne che per Giuli

I turisti sono diminuiti nelle strutture ricettive, non si registra aumento di visitatori nei luoghi iconici, il degrado urbano regna sovrano, non ci sono gabinetti pubblici fruibili, non c’è stato ad oggi un solo progetto che abbia saputo catalizzare attenzione nazionale, ci sono troppe opacità sulla gestione delle ingenti risorse finanziarie, l’acqua non viene erogata apposta, come ritenuto dalla Procura della Repubblica, c’è una Fondazione i cui vertici si sono dimessi all’inizio dell’anno, per essere sostituiti da una prefetto in pensione che, aldilà dei non idilliaci rapporti con la stampa locale, non fa registrare un cambio di passo visibile. Un elenco infinito di inefficienze e fallimenti che si scontrano frontalmente con l’ottimismo cosmico del ministro della Cultura. Un ministro che invece di difendere il disastro in corso, dovrebbe acquisire tutte le carte del dossier, mandare commissari ad Agrigento per verificare se, come e quando sono state utilizzate le somme, quali progetti sono stati realmente realizzati e quali si realizzeranno, quando ormai siamo a metà di questa indecente traversata nel deserto. Verificare e, se il caso, revocare il titolo chiedendo pure i danni all’immagine del Paese. Quindi, visto che come dice Giuli, “Agrigento capitale della cultura non è fuori controllo”, attendiamo con residuale fiducia cosa accadrà nei prossimi sei mesi, con la speranza che la prossima volta il ministro faccia un salto proprio in città, magari per toccare con mano e vedere con i propri occhi, come tutto sia fuori al controllo. 

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