ROMA – L’ennesimo paradosso giudiziario colpisce le forze dell’ordine italiane. A seguito dell’omicidio del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, alcuni poliziotti coinvolti nell’operazione risultano indagati per omicidio colposo, nonostante abbiano – secondo quanto riportato – semplicemente esercitato le proprie funzioni nel rispetto delle norme di servizio.
A denunciare la gravità della situazione è il Movimento Poliziotti Democratici e Riformisti, che in una nota ufficiale diffusa oggi, 15 giugno 2025, lancia un appello urgente alla politica e ai vertici della Polizia di Stato per un’immediata riforma normativa che metta fine a questa prassi ritenuta “inaccettabile”.
“È impensabile – si legge nel comunicato – che un tutore dell’ordine, per aver esercitato le proprie peculiarità, debba incorrere in azioni giudiziarie e disciplinari, tra di loro connesse”.
“Iscrizioni obbligatorie nel registro degli indagati? Serve una svolta”
Il Movimento punta il dito contro la norma che obbliga i magistrati inquirenti a iscrivere nel registro degli indagati i membri delle forze dell’ordine, anche quando si tratta di atti dovuti in operazioni in cui è stato fatto uso legittimo delle armi.
In particolare, si denuncia la discrepanza tra l’esercizio del dovere e il ricorso sistematico all’iscrizione per omicidio colposo nei casi in cui un malvivente perde la vita durante un’operazione di polizia.
“Poliziotti paralizzati dal timore: servono garanzie reali”
“Non possiamo continuare a chiedere agli operatori di intervenire rischiando la propria vita – denuncia la segreteria nazionale – mentre li lasciamo in balia di interpretazioni giuridiche incerte e norme punitive”.
L’organizzazione chiede una riforma radicale del regolamento di servizio e di disciplina, oltre a una revisione normativa che tuteli tanto i poliziotti quanto l’amministrazione, in caso di violazione.
“È necessario evitare modifiche emotive e impulsive. Le nuove norme devono rispondere alle reali necessità operative e garantire una cornice chiara e protettiva per chi serve lo Stato”.
Solidarietà ai colleghi indagati
La nota si chiude con un messaggio di vicinanza e solidarietà ai poliziotti coinvolti nell’indagine, sottolineando come, pur avendo agito con professionalità e secondo i protocolli, oggi si trovino costretti a difendersi con l’assistenza di un legale, accusati di omicidio colposo.
Il Movimento, infine, invita il Capo della Polizia a farsi promotore del processo di riforma, evitando che l’iniziativa resti intrappolata nell’attesa o nelle polemiche mediatiche.
🟥 Report Sicilia continuerà a seguire con attenzione l’evolversi della vicenda, raccogliendo testimonianze e monitorando le eventuali risposte da parte del Ministero dell’Interno e del Governo.