AGRIGENTO – Nella sua rubrica “La notizia vista da Sergio Criminisi”, il nostro pungente e amatissimo vignettista torna a colpire con una tavola satirica che fotografa con ferocia e sarcasmo la situazione politica e sociale agrigentina. La vignetta, intitolata “La lingua degli agrigentini senza dignità”, è un colpo diretto a una parte della città che, nonostante i crolli, la sete, gli scandali e le inchieste in corso, continua a negare l’evidenza e a servire — letteralmente — chi ha affossato la comunità.

“Ciao amici. Questa che vedete è la lingua di quei pochi agrigentini che, nonostante tutte le indagini in corso, nonostante le evidenze di una città disastrata che crolla… assetata e umiliata insieme ai suoi cittadini onesti, continuano a negare la realtà, elogiando i malfattori e chiamando detrattori tutti coloro i quali hanno il coraggio di parlare!”

Con questo incipit, Criminisi accompagna un disegno graffiante: una gigantesca lingua stesa sotto dei sederi, simbolo grottesco e irriverente di una parte dell’opinione pubblica servile, incapace di reagire e prona al potere, anche quando esso si dimostra fallimentare o peggio.

“Mi chiamate detrattore? Non sapete nemmeno cosa vuol dire”

Nella descrizione a corredo, Criminisi rincara la dose:

“No davvero… vi ammiro per il coraggio e la caparbietà ma provo pena per l’assenza totale di dignità. Continuate a chiamarmi ‘detrattore’ senza avere la minima idea di cosa significhi tale parola. Per l’ennesima volta: detrattore è colui che denigra la fama e i meriti di una persona. Ma se le persone prese di mira hanno fama confermata di incapaci e inetti — e qui mi fermo — e non hanno alcun merito se non quello di aver distrutto una città, dov’è l’offesa? Dov’è la denigrazione?”

Un messaggio che lascia poco spazio a interpretazioni e che inchioda l’ipocrisia di chi continua a difendere l’indifendibile, trasformando in nemici della città proprio coloro che ne denunciano il declino.

Satira, denuncia e verità

Il tratto inconfondibile di Criminisi, tagliente e caricaturale, diventa come sempre uno strumento di verità e resistenza. In un momento in cui molti preferiscono voltarsi dall’altra parte, la satira resta una delle poche voci libere e coraggiose.

E se, come diceva Orwell, “dire la verità in tempi di menzogna è un atto rivoluzionario”, allora Sergio Criminisi con la sua matita si conferma, ancora una volta, un rivoluzionario con il sorriso amaro e la dignità ben salda.

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