AGRIGENTO – Emergono nuovi e delicati elementi che aggiungono inquietanti ombre sull’appalto per la realizzazione della rete idrica del Comune di Agrigento. Le attività di osservazione e intercettazione tecnica – attualmente oggetto di approfondimento – sembrano delineare uno scenario in cui politica, imprenditoria e apparati tecnici si muovono su un confine sempre più labile tra influenza e condizionamento.
Al centro di questo sistema viene evocato con insistenza il nome dell’ex assessore regionale con delega ad Acqua e Rifiuti, Roberto Di Mauro, indicato da più interlocutori come il soggetto che avrebbe diretto informalmente le dinamiche operative e relazionali attorno all’appalto più importante degli ultimi anni per Agrigento.
🔧 L’appalto e l’interesse del politico: “Capace che vorrà farlo lui…”
In una conversazione intercettata, riferita a una riunione presso AICA avvenuta nel gennaio scorso, Di Mauro si lascia andare a considerazioni esplicite circa i veri motivi del rallentamento nell’avvio del cantiere, alludendo al fatto che la “proprietà” – termine riferito presumibilmente all’imprenditore Giuseppe Capizzi, a capo del raggruppamento di imprese vincitore della gara – avrebbe voluto affidare i lavori ad “altre ditte”, con una frase tanto chiara quanto allarmante:
“Con il trenta percento di ribasso, chi deve trovare? Forse non l’abbiamo capito. Capace che vorrà farlo lui…”
Un’affermazione che, seppur da leggere con cautela, lascia intuire l’ipotesi di un sistema di subappalti selezionati non per criteri di merito tecnico, ma secondo logiche relazionali e di vantaggio.
🤝 Di Mauro e Capizzi: disponibilità, cantieri e “microimprese locali”
Nella stessa fase, emergono nuovi contatti tra Di Mauro e Capizzi. Quest’ultimo, preoccupato per le difficoltà organizzative nella mobilitazione delle maestranze – parla di almeno 100 operai tra escavatoristi e idraulici – avrebbe chiesto all’assessore di aiutarlo a reperire piccole imprese locali da aggregare, in quanto sia la sua struttura sia quella del partner (la Essequattro di Marco Salemi) erano già sovraccariche.
Di Mauro, secondo quanto emerge, si dice disponibile, suggerendo di cercare ditte composte da 4-6 operai nel territorio di Favara.
📞 Il nodo politico: Triassi e la trasmissione del verbale
Contemporaneamente, si evidenzia un contatto diretto tra l’ingegnere Gaspare Triassi, tecnico del Comune di Agrigento, e Di Mauro, a cui viene inoltrato tramite WhatsApp il verbale di ripresa lavori per la rete idrica. La rapidità e la natura informale dello scambio, proveniente da un’utenza intestata al Comune, sottolinea la familiarità dei rapporti tra livelli tecnici e politici.
🔍 Incontri riservati e telefoni lasciati nelle auto
L’aspetto forse più rilevante riguarda una serie di incontri riservati tra Roberto Di Mauro, l’architetto Sebastiano Alesci e il presidente della SRR Agrigento Est e sindaco di Aragona Giuseppe Pendolino.
Uno di questi incontri, documentato nel febbraio scorso nei pressi della caffetteria “Girgenti” in via Manzoni ad Agrigento, avviene con l’accortezza di lasciare i telefoni cellulari nelle rispettive auto, suggerendo la volontà di evitare captazioni ambientali.
Nella conversazione preliminare tra Di Mauro e Pendolino, avvenuta per telefono, i due concordano:
D.M.G.: “Ci vediamo là… al bar quello di fronte il campo sportivo?”
P.G.: “Sì, sì, sì.”
D.M.G.: “Facciamo alle sette?”
P.G.: “Alle sette va bene.”
Un dialogo breve, apparentemente innocuo, ma che nel contesto di numerosi altri incontri analoghi, in zone considerate “sicure” dallo stesso Di Mauro, fa emergere un sistema informale di potere e relazioni.
🧩 Un sistema collaudato? Gli incontri in via Manzoni
Più volte documentati, gli incontri tra Di Mauro, Alesci e altri soggetti non meglio identificati avvengono nei pressi della stessa area urbana, a ridosso dello stadio Esseneto e della caffetteria Girgenti. Secondo quanto osservato dagli inquirenti, la ripetitività e la scelta del luogo portano a ipotizzare l’adozione di un’abitudine consolidata per svolgere riunioni non tracciabili.
Il quadro che emerge dalle attività tecniche e dagli elementi raccolti non presenta al momento accuse formali, ma solleva legittime preoccupazioni sulla trasparenza delle dinamiche attorno all’appalto della rete idrica di Agrigento.
Una commistione tra potere pubblico, relazioni imprenditoriali e strategie di elusione delle indagini che merita attenzione, approfondimento e – soprattutto – chiarezza da parte delle istituzioni.

