AGRIGENTO – Una telefonata tra l’ex assessore regionale Roberto Di Mauro e il sindaco di Licata Angelo Balsamo squarcia il velo su una gestione della cosa pubblica che, se confermata, disegna un sistema parallelo dove leggi, variazioni di bilancio e fondi agricoli vengono scritti “a dettatura” da tecnici di fiducia e incanalati senza passare da alcuna procedura pubblica.
La conversazione, riportata integralmente qui di seguito, riguarda la distribuzione delle acque della diga San Giovanni e lo stanziamento di 200.000 euro destinati al Consorzio della Valle del Salso, con una strategia descritta senza mezzi termini: “questi soldi non si gestiscono con le gare”.
La trascrizione della telefonata
BALSAMO Angelo (BA): “E per quanto riguarda l’Agricoltura? Perché sicuramente sarà un tema.”
DI MAURO Giovanni detto Roberto (DR): “L’Agricoltura… allora intanto c’è una nota di protesta dei sindaci di Naro, Camastra bla bla ecc ecc… che hanno saputo che c’è qualche iniziativa da parte, noi si sa di chi, di portare l’acqua attraverso una bretella di collegamento dalla diga a Licata…”
BA: “No… ancora peggio è la cosa, c’è stato un intervento da parte di un signore che attualmente è assessore al Comune di Naro che sta facendo un bordello della Madonna perché dalla diga San Giovanni la collegano all’altra diga già esistente, che dà acqua a Palma di Montechiaro… Quindi ancora hanno messo le mani avanti ancor prima che ci sia il discorso di Licata. Questi hanno l’atteggiamento di essere padroni dell’acqua, ed è una cosa inaccettabile perché da questo punto di vista credo che sia indispensabile che la politica regionale prenda posizione e dica a questi signori di smetterla di continuare a ritenere che la diga San Giovanni sia un fatto di Naro…”
DR: “Allora adesso è stato nominato l’Assessore all’Agricoltura, io gestisco la diga, l’Assessore gestisce in un certo senso i consorzi… adesso ci attiveremo per fare un altro tavolo, ma il problema è comunque che io ho fatto… la legge per i soldi ehhhh a quel Consorzio, che tu conosci, come si chiama…”
BA: “Sì! Sì!…”
DR: “Allora sono rimasto d’accordo, che mi ha dettato la formula…”
BA: “Presso la Valle del Salso…”
DR: “Esatto… la formulazione tecnica me l’ha dettata praticamente l’Ingegnere del Consorzio di Bonifica e mi ha detto: bastano 200.000 euro… Ora tieni conto che questi agricoltori cioè tanto parlano a quel famoso ingegnere, gli avevano dato appena 15.000 euro, (parola incomprensibile) 70.000 euro… te lo dico così per quello che serve, giusto? Perché loro parlano, parlano, parlano, ma gli hanno dato solo 15.000 euro. Io lo so attraverso questo ingegnere Marino. Con questi 200.000 euro, che sarà pubblicata giorno 9… già loro potranno sedersi e preparare il progetto. Il loro progetto non possiamo fare (frase non comprensibile), poi lì ci sarà una battaglia da fare…”
BA: “Quindi il finanziamento l’avranno…”
DR: “Ma io gliel’ho fatto mettere specifico e scritto proprio come mi ha detto GUARINO, non scrivere così per… devi scrivere tutta la formula precisa… mi ha dettato quattro righe tecniche e le ho messe nella legge: 200.000 euro… così come.”
BA: “Ma questa nella variazione della finanziaria?”
DR: “Sì sì, già fatto, già fatto…”
Omissis
DR: “Sì, quello è un’altra cosa ancora… Procediamo con ordine: intanto l’Agricoltura che è la cosa che più ci interessa. Questi soldi non si gestiscono con le gare, mi segui… il consorzio nella persona di, affida l’incarico all’ingegnere X, quello quando consegna, prima gli manda l’acconto poi ci fa la fattura, e gli consegua 200.000 euro e non abbiamo né grana né niente. Quindi… domani mattina l’ingegnere, come si chiama, non mi ricordo, si può mettere a lavorare, perché sarà pubblicata giorno nove. Questa è la cosa più importante che si doveva fare. Sti 450.000 euro, senza polemica, io poi vedo come glieli posso fottere ehhh, perché lui non solo non li potrà spendere ma io già a novembre glie li tolgo, per fare qualche altra cosa, capisci?”
“Sistema Agricoltura”: il nodo delle dighe, dei fondi e del potere
Questa intercettazione espone un meccanismo spudoratamente strutturato. Si parla apertamente di:
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Leggi “personalizzate”, scritte con formule tecniche dettate da ingegneri di consorzi;
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Finanziamenti diretti, bypassando gare pubbliche;
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Gestione delle dighe e dell’acqua come strumenti politici di pressione territoriale;
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Spostamenti arbitrari di fondi, con l’intenzione di “fregarli” a chi non si allinea.
Quello che emerge è un quadro dove la politica agricola regionale appare nelle mani di pochi, con la complicità operativa di tecnici compiacenti e con risorse manovrate in funzione di accordi privati e “tavoli” paralleli.
Una battaglia per l’acqua che puzza di clientelismo
Il punto nevralgico dello scontro è la gestione della diga San Giovanni e il controllo dell’acqua tra Naro, Palma di Montechiaro e Licata. Non un dibattito tecnico o amministrativo, ma una spartizione di potere e influenze. Ed è qui che la politica dovrebbe intervenire – non per proteggere gli interessi di parte, ma per restituire trasparenza e legalità.

