AGRIGENTO – Durante la puntata di Piazza Pulita andata in onda il 19 giugno, il sindaco di Agrigento Francesco Miccichè ha sorpreso molti con il suo silenzio calcolato e le ambigue prese di distanza da Roberto Di Mauro, storico leader autonomista e suo primo grande sponsor politico.
Ma a rendere il gesto ancora più emblematico è quanto accaduto prima della trasmissione: contattato telefonicamente da un giornalista per un’intervista sull’argomento, Miccichè ha tagliato corto con una frase che dice molto più di mille dichiarazioni.
“Non rilascio interviste”, ha detto.
Alla domanda: “Ma lei è il referente politico di Di Mauro?”, ha replicato:
“Io mi chiamo Miccichè.”
Subito dopo, ha interrotto la chiamata.
Una risposta che è (anche) una fuga
Il gesto, più che un chiarimento, è apparso come una presa di distanza frettolosa, se non una vera e propria fuga dalle proprie responsabilità politiche. Una frase che cerca di cancellare cinque anni di collaborazione istituzionale e personale con Roberto Di Mauro, l’uomo che più di ogni altro ha sostenuto e garantito l’ascesa elettorale del medico prestato alla politica.
Chi è Francesco Miccichè senza Di Mauro?
Fino a ieri, Miccichè era considerato il “sindaco scelto da Di Mauro”, l’uomo che ha potuto vincere grazie al sostegno strategico dell’Mpa e all’influenza dell’allora assessore regionale, oggi coinvolto in una vicenda giudiziaria complessa e ancora in via di chiarimento.
Ora, improvvisamente, Miccichè si smarca, si ritrae, si dissocia. Lo fa senza spiegazioni, con una frase secca e una telefonata chiusa in fretta. Ma le domande restano:
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Chi ha portato milioni di euro di finanziamenti ad Agrigento in questi cinque anni?
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Chi ha accompagnato Miccichè nei palazzi regionali e romani per ottenere risorse?
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Perché solo oggi si nega un legame così evidente?
Una memoria troppo corta per una città che merita di più
Il sindaco si è forse dimenticato di chi lo ha sostenuto fin dall’inizio, ma la città no. I cittadini ricordano bene le dichiarazioni, le foto insieme, i progetti annunciati a braccetto con Di Mauro.
Rinnegare oggi quel passato, solo perché fa comodo, non è un atto di autonomia ma di opportunismo. E mentre Agrigento affoga nella crisi idrica, nella paralisi dei cantieri e nella propaganda culturale del 2025, chi dovrebbe rispondere preferisce attaccare il telefono.


