Dalle intercettazioni emergono frasi shock dell’assessore Di Mauro che discrimina i lavoratori agrigentini. Intanto si scopre che i lavori per la rete idrica, che dovevano durare 12 mesi, si sarebbero protratti almeno due anni. Gravi incongruenze tra progetto, inaugurazione e realtà.

AGRIGENTO – “Non ti prendere persone di Agrigento, non vogliono lavorare”. A pronunciare questa frase, intercettata dagli inquirenti il 14 marzo 2025, è Roberto Di Mauro, assessore regionale all’Energia, in un colloquio riservato con Giuseppe Capizzi, rappresentante di fatto della RTI che ha ottenuto l’appalto multimilionario per il rifacimento della rete idrica di Agrigento.

Le intercettazioni, registrate in un incontro avvenuto nel parcheggio del Grand Hotel Mosè, inchiodano l’assessore non solo per una discriminazione territoriale inaccettabile, ma anche per aver ammesso che i lavori dureranno almeno due anni, a fronte dei 12 mesi previsti dal contratto di gara.


Le intercettazioni chiave

C.G. (Capizzi): qua 30 persone sono… minchia, in un anno devo fare 40 km di condotta…
D.R. (Di Mauro): ci vogliono due anni.
[…]
D.R.: non ti prendere persone di Agrigento… neanche uno… non vogliono lavorare.
[…]
D.R.: vogliono il posto alla Banca d’Italia…
[…]
D.R.: te li devi prendere dei paesi… lavoratori.


12 mesi scritti, 24 previsti (a parole)

Nel capitolato tecnico dell’appalto, finanziato con fondi pubblici, la durata dei lavori era stata indicata in 12 mesi, ma dalle intercettazioni emerge come gli stessi responsabili politici e tecnici sapessero in anticipo che il cronoprogramma era inapplicabile.

Una circostanza aggravata dal fatto che, durante l’inaugurazione del cantiere in pompa magna, a cui parteciparono anche esponenti regionali, la tabella di cantiere non riportava la data di fine lavori. Una grave anomalia, già stigmatizzata dal Presidente della Regione Renato Schifani, che aveva definito “inaccettabile” la mancanza di trasparenza sulla consegna.


Il nodo Guarneri e i CCR: incrocio tra AICA e rifiuti

Parallelamente, gli inquirenti tengono sotto controllo l’utenza telefonica di Claudio Guarneri, direttore generale di AICA e direttore della S.S.R. ATO AG4. Guarneri è figura chiave in due fronti caldi dell’indagine:

  1. Il rifacimento della rete idrica agrigentina, dove il suo ruolo è centrale nella supervisione tecnica dei lavori.

  2. Il progetto del Centro Comunale di Raccolta rifiuti (CCR) di Ravanusa, altro bando regionale su cui emergono interessi e interferenze da parte di Di Mauro e dei suoi interlocutori.

“L’avvio dei lavori nei primi giorni di aprile potrebbe determinare nuovi profili di interesse investigativo, anche in relazione alle difficoltà di reperimento di manodopera”, scrivono i magistrati, motivando così la necessità di continuare a monitorare Guarneri, che potrebbe essere direttamente coinvolto o comunque in grado di fornire copertura tecnica e amministrativa ai soggetti attenzionati.


Un sistema coordinato: appalti, favori e pressioni politiche

L’inchiesta, che sta travolgendo politici, dirigenti e imprenditori tra Licata, Agrigento, Favara, Bronte e Maletto, disegna un sistema ben articolato, in cui:

  • Roberto Di Mauro si muove come figura di raccordo politico;

  • Sebastiano Alesci, architetto e dirigente al Comune di Licata, si occupa di agevolare e firmare documenti;

  • Caramazza Diego e Sutera Sardo Luigi gestiscono interessi economici collegati ai lavori pubblici;

  • Capizzi Giuseppe, sindaco di Maletto, già interdetto per corruzione, è il regista operativo del cantiere;

  • Giovanni Campagna, collaboratore dell’assessore, raccoglie e segnala personale “fidelizzato” da impiegare nei cantieri.


Conclusione: trasparenza cancellata, Agrigento tradita

Nel silenzio di enti e istituzioni locali, mentre il cronico dissesto della rete idrica mette in ginocchio i cittadini, i vertici politici e tecnici parlano di appalti come di un affare privato, dove si decide chi deve lavorare, quali ditte devono entrare, quanto devono durare i lavori.

E mentre si gioca con le regole, Agrigento resta senza acqua, senza chiarezza, e senza rispetto.

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