San Leone, 25 giugno 2025 – Nei pressi dell’area protetta “Corsini” a San Leone, a pochi metri dalla villa del sindaco Franco Miccichè, spunta un traliccio in cemento armato con un’antenna Tim. L’opera, realizzata senza alcuna concessione edilizia né autorizzazione paesaggistica, rappresenta un chiaro abuso edilizio in un sito sottoposto a vincoli ambientali, archeologici e urbanistici.
Non solo non è stato rilasciato alcun N.O., ma la legge vieta espressamente il silenzio-assenso in aree vincolate (art. 20, c. 4, Legge 241/1990) e impone un’autorizzazione paesaggistica esplicita (art. 146, D.lgs. 42/2004). Senza tali atti, qualsiasi intervento resta completamente illegittimo.
A sollevare e documentare il caso è stato Giuseppe Di Rosa, giornalista ed editore di Report Sicilia, che ha raccolto le segnalazioni dei residenti e ha allertato tempestivamente la Polizia Locale. L’assessore Cantone ha inviato due pattuglie per un sopralluogo. La ditta esecutrice è stata invitata a fornire chiarimenti, ma l’opera nel frattempo è andata avanti.
A questo punto la domanda è inevitabile: perché il Comune non ha già disposto un sequestro preventivo dell’area?
Le opzioni erano due:
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procedere immediatamente al sequestro preventivo;
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limitarsi a un verbale, lasciando che il cantiere continui indisturbato.
E ancora una volta, ci si chiede: se non si interviene in questi casi, quando lo si farà?
A denunciare pubblicamente l’inerzia è proprio Di Rosa, che tuona:
«Intervenga d’impeto la Procura! La politica ad Agrigento ha paura quando c’è da agire e agisce solo contro i propri cittadini e mai contro i poteri forti».
Un’accusa pesante che trova conferma nei fatti: quando a violare norme edilizie sono grandi gruppi nazionali, le istituzioni appaiono titubanti, lente, passive. Ma quando si tratta di cittadini comuni, la reazione è sempre pronta e severa.
Il silenzio della Soprintendenza e del sindaco – che abita a meno di 20 metri dalla struttura – è assordante. Non sapere è ormai una scusa che non regge più. L’assenza di autorizzazioni è certa, documentata. E allora, perché non si sequestra?
L’appello è chiaro: le autorità non possono più attendere. Agrigento merita legalità, non complicità col silenzio. E chi denuncia non può essere lasciato solo.

