Dopo giorni roventi alle urne, l’Università di Catania ha un nuovo rettore.
Si tratta del docente di Idraulica Enrico Foti, che ha ottenuto un totale di 876 voti, andando quindi oltre il quorum di 860 preferenze: precisamente, 754 da docenti e studenti e 512 dal personale tecnico – amministrativo.
A seguire, l’altro candidato Pierfrancesco Veroux, che ha ottenuto 549 voti: 477 da docenti e studenti e 304 preferenze dal personale tecnico-amministrativo. 
I dati parlano di 1273 persone che hanno votato in occasione del secondo turno di consultazioni, tra docenti e studenti – 1209 i primi, 64 i secondi –  con un’affluenza dell’87,91%.
Il risultato è arrivato quando il decano dei professori ordinari Biagio Ricceri, al termine dello scrutinio, ha proclamato il nuovo rettore. 
Tra le prime telefonate di congratulazioni ricevute, ci sono state quelle del sindaco di Catania Enrico Trantino e del rettore uscente Francesco Priolo.
“Sono grato – ha detto Enrico Foti durante i ringraziamenti – alla mia squadra di amici e colleghi che mi hanno sostenuto, una squadra che adesso si è arricchita del contributo e del sostegno di Ida Nicotra e Salvo Baglio, decisivi in questa ultima tornata: ci unisce una visione comune del futuro possibile di questa Università”.
“Ringrazio di cuore la mia famiglia – ha aggiunto – che mi è stata particolarmente vicina in questi lunghi mesi di campagna elettorale”.

I COMMENTI DELLA CGIL ETNEA 

A rivolgere gli auguri di buon lavoro al professore Enrico Foti c’è anche la CGIL di Catania che, attraverso il segretario Carmelo De Caudo, commenta l’elezione del nuovo rettore.
“Il mondo accademico – afferma l’esponente sindacale – non può e non deve essere una torre d’avorio: al contrario, ha un compito profondamente politico, ovvero contribuire attivamente alla costruzione di opportunità concrete, inclusive, accessibili”.
“La fuga degli studenti verso il Nord – osserva – è un fenomeno che non possiamo più considerare ineluttabile: troppi giovani lasciano la Sicilia non perché vogliano farlo: qui, troppo spesso, non esistono ancora le condizioni per realizzarsi”.
“Il rettore, nel suo nuovo ruolo – prosegue – può essere motore di un cambiamento, costruendo ponti tra l’Università e il mondo del lavoro reale, ma tutto questo non si può fare da soli, chiusi nelle stanze del Rettorato”.
“È necessario ascoltare la città, aprirsi, contaminarsi, accettare la sfida della complessità – conclude – e noi del sindacato siamo pronti a collaborare, a confrontarci, a costruire insieme un’università che sia davvero pubblica, aperta, inclusiva e connessa con il tempo attuale”. 

FLC CGIL: ” BASTA CON LE BARONIE UNIVERSITARIE” 

Riguardo ai temi della ricerca e della fuga dei cervelli si regista anche l’intervento della segretaria della FLC CGIL di Catania, Cettina Brunetto.
 “Il nuovo rettore – dichiara –  sarà certamente sensibile a questi aspetti: il fenomeno che stiamo vivendo in questi ultimi decenni è veramente grave, sforniamo dei grossi cervelli che però sono costretti ad andare all’estero perché in Italia trovano poche opportunità e quelle che trovano sono anche mal pagate”.
“Noi – racconta –  abbiamo avuto incontri ufficiali con uno scambio di opinioni sul possibile futuro dell’Università di Catania con tutti e quattro gli aspiranti rettori e, per quanto riguarda le importanti linee programmatiche che Enrico Foti ha delineato, di sicuro lasciano presagire un rilancio dell’ateneo che ha una storia lunga e importante e che deve essere al pari di altre università italiane ed estere”.
L’azione del sindacato affinché l’università etnea cambi rotta sarà sempre costante, anche se si necessita di “un percorso arduo, ma necessario”.
“Le baronie universitarie – evidenzia Cettina Brunetto –  sono un problema italiano e questo è l’aspetto più drammatico, perché in contrasto con quelli che sono i principi costituzionali delle pari opportunità: noi saremo sempre attenti a tutte le dinamiche interne all’Università e vorremmo che con il nuovo rettore ci fosse una nuova visione per dare risposte in tempi rapidi”.
“Se non si cambia rotta – avverte –  l’università pubblica ne pagherà le conseguenze: ci devono essere logiche di merito e non provenienza, e il nuovo rettore deve creare le condizioni affinché l’ateneo possa svilupparsi in questa direzione”.

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