Ad Agrigento, nel quartiere Vallicaldi, prende vita il progetto “Coltivare legami”, un giardino comunitario e una mostra fotografica per denunciare l’abbandono e risvegliare la coscienza cittadina.
Agrigento, 1 luglio 2025 – C’è chi al degrado risponde con l’arte, la cura e la testardaggine di chi non si arrende. È questo lo spirito che anima il progetto “Coltivare legami: giardino e compostaggio di comunità”, avviato nel quartiere Vallicaldi grazie al sostegno del Sicily Environment Fund.
L’iniziativa nasce dal basso, da un gruppo di giovani determinati a restituire senso, vita e dignità a un luogo simbolo dell’abbandono urbano. Un quartiere che sembra dimenticato dall’amministrazione, ma che ora rinasce grazie alla trasformazione di un rudere – le macerie di un palazzo crollato – in un piccolo giardino urbano condiviso.
Un presidio culturale contro il degrado
“Coltivare legami” non è solo un progetto ambientale, ma una vera e propria presa di posizione politica e culturale: un atto di resistenza civile in risposta all’inerzia di chi governa. Di fronte al peggioramento delle condizioni igienico-sanitarie e all’indifferenza delle istituzioni, i promotori hanno scelto di denunciare pubblicamente l’abbandono di Vallicaldi e di “arredare la cecità” attraverso l’arte.
Le strade del quartiere, infatti, ospiteranno da oggi mostre di fotogiornalismo all’aperto, capaci di raccontare storie vere, lontane dal luccichio delle narrazioni patinate. Il primo ciclo espositivo è dedicato al lavoro del fotografo agrigentino Lillo Rizzo, che ha documentato con intensità gli sgomberi del campo migranti de La Chapelle a Parigi, operati dalla polizia francese.
Accanto agli scatti, i passaggi del reportage di Onofrio Dispenza “Io, fotografo del ponte de la Chapelle, vi racconto l’umanità in fuga” completano la narrazione di vite fragili, sospese, non protette “dal vetro”, come viene scritto nel comunicato degli organizzatori.
Le foto, affisse su pannelli lungo le scalinate e i muri del quartiere, rimarranno visibili per trenta giorni, mutando col tempo, liquefacendosi alla pioggia, scolorendosi al sole – proprio come accade ai ricordi nei luoghi dimenticati. Tra due settimane, nuove immagini prenderanno il loro posto.
Dialogo, inclusione, diritti
All’inaugurazione della mostra è seguito un confronto pubblico tra Onofrio Dispenza e Fausto Melluso, responsabile migrazioni di Arci Sicilia, dedicato alle politiche europee sull’accoglienza e all’ampliamento delle disuguaglianze sociali nei territori.
Un dibattito necessario, che ha posto l’accento sulla necessità di rimettere il benessere e la dignità dei cittadini al centro dell’agenda politica, troppo spesso sacrificata sull’altare della “vocazione turistica” di Agrigento.
Coltivare legami significa anche questo: costruire alternative, creare bellezza dove c’era abbandono, denunciare ciò che non va senza cedere alla rassegnazione. In una città che si prepara a essere Capitale della Cultura 2025, c’è chi ricorda che la cultura vera si coltiva ogni giorno. E in ogni quartiere.



