Una pittura che porta con sé la forza delle radici siciliane e il respiro di chi guarda lontano.
È l’arte di Tano Santoro che, nonostante gli impegni milanesi, ha scelto di tornare a casa, nella “sua” Naso, tra gli amici di sempre e i panorami che ne hanno segnato la poetica espressiva. 

Figlio primogenito di una famiglia numerosa, sin da giovane viene colto da un’irresistibile tentazione verso il colore e la linea: nel 1960 si trasferisce appunto nel capoluogo lombardo, dove, grazie alla guida dei più autorevoli e riconosciuti Maestri italiani del dopoguerra – tra cui Armando Pizzinato, Antonio Zancanaro, Giuseppe Motti, Saro Mirabella e Giuseppe Scalvini – affina e approfondisce la tecnica, soprattutto l’incisione. 
Il suo linguaggio espressivo prende forma: non una pittura illustrativa, ma un’architettura di emozioni che privilegia le forme plasmate dall’amore per la vita umana. 
Nei suoi lavori emerge un artefatto di segni e luci che non tradisce il realismo, ma lo trasfigura. 

TANO SANTORO, VOCE TESTIMONIALE DELLA BELLEZZA DEI NEBRODI 

Naso, borgo che sorge nel primo entroterra dei Monti Nebrodi, luogo di nascita di Tano Santoro, gli ha riservato un’accoglienza avvolgente al suo ritorno, all’insegna di una quotidianità scandita da gesti affettuosi, incontri al bar e saluti in piazza. 
Ma soprattutto, la comunità ha abbracciato l’artista con cui, più di ogni altro, è sempre un piacere condividere la memoria. 
Lui è il figlio illustre che ha restituito alla bellezza nebroidea la voce di un gigante gentile. 
Il suo è un percorso artistico contrassegnato da modi garbati ed emozioni che parlano di eternità. 
La sua opera non nasconde, ma illumina: non tradisce la forma ma la trasfigura con un tormento dell’anima denso di ricchezza interiore.
Dipingere, incidere, restare fedeli a un’infanzia che guarda al mare dei Nebrodi: Tano Santoro è una voce testimoniale, un custode di bellezza, memoria e umanità sincera.
Oggi aspetta ancora di lasciare il segno, pensando a cosa vorrà fare “da grande”, ma chi lo osserva toccare le tele con i suoi pennelli e colori e il tratto grafico che a volte si perde in eredità quasi futuristiche, non può far altro che ringraziarlo per avere trasmesso una grande verità: spesso, le grandi opere nascono dal cuore vero di un paese, fatto di amore, attenzione e rispetto per le proprie radici.
Ecco cosa significa fare arte.
“In una visione più larga – come dice lo stesso artista – fatta di sfumature di azzurri, verdi e contrasti che vanno oltre il senso dell’orizzonte”.
Opere con radici salde e con ali pronte a volare.

TANO SANTORO E I SUOI DISEGNI CHE SEMBRANO SCOLPIRE LA LUCE 

Nei locali ristrutturati della Pinacoteca del Comune di Naso, nello storico Palazzo che fu Residenza Municipale sin dal lontano 1645, è allestita la mostra permanente di pittura dedicata al grande artista contemporaneo. 
Una selezione delle “visioni” artistiche di Tano Santoro, tra tele di grande formato – oltre due metri – incisioni, acqueforti e bozzetti tutti senza titolo: una trama di segni e luci che hanno modificato profondamente la sua nozione di realismo, pur non rinnegandola. 
L’esposizione è stata inaugurata nel 2018 per omaggiare il suo talento e la capacità di “illustrare la sicilianità”, restituendo ai Nebrodi il senso della propria identità.
Ogni opera parla con la delicatezza di una prosa visiva, un linguaggio che emoziona tanto nelle sfumature quanto nell’energia dei contrasti.
Tano Santoro, con i suoi disegni che sembrano scolpire la luce, ha portato nel cuore di ogni spettatore “visioni senza titolo”: quadri elusivi, incantati, che invitano a fermare lo sguardo e a riflettere su quanto ciascuno abbia dentro.

La Pinacoteca sorge nello stabile della Biblioteca Comunale, in piazza Onorevole Francesco Lo Sardo,  nel centro storico di Naso. 

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