Gli imprenditori Calogero e Giuliano Traina, ai domiciliari per presunta frode nella raccolta dei rifiuti, respingono le accuse davanti al gip: “Mai simulato carichi superiori, chiarimenti puntuali su ogni contestazione”.
Agrigento / Enna – Si dichiarano estranei alle accuse e pronti a dimostrare la regolarità del proprio operato: così si sono difesi Calogero e Giuliano Traina, 71 e 47 anni, padre e figlio originari di Cammarata, finiti agli arresti domiciliari con l’accusa di frode in pubbliche forniture nell’ambito dell’inchiesta sulla gestione dei rifiuti in Sicilia.
Davanti al giudice per le indagini preliminari di Enna, che ha firmato l’ordinanza restrittiva, i due imprenditori – rappresentanti legali della Traina S.r.l., società attiva nel settore ambientale – hanno fornito una dettagliata ricostruzione difensiva, smentendo categoricamente di aver gonfiato i dati sulle quantità di rifiuti raccolti nei Comuni di Valguarnera e Agira, dove operavano in regime di affidamento.
Difesi dall’avvocato Maria Giambra, i Traina hanno respinto l’accusa di aver simulato raccolte maggiori rispetto a quelle effettivamente svolte, operazione che secondo gli inquirenti avrebbe permesso di incassare indebitamente fondi pubblici, configurando una truffa ai danni delle amministrazioni comunali.
I due hanno invece rivendicato la correttezza delle operazioni svolte e affermato di poter fornire prove documentali e tecniche per ogni contestazione avanzata nell’ordinanza. Una posizione ferma che punta a dimostrare come non vi sia mai stata alcuna intenzione di alterare o manipolare i dati, né tantomeno di lucrare sull’appalto.
L’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica, resta in corso, ma questa fase difensiva potrebbe incidere significativamente sul quadro accusatorio, soprattutto in vista di eventuali sviluppi processuali.
La vicenda, tuttavia, continua a sollevare dubbi e interrogativi sul sistema di affidamento e controllo del servizio rifiuti in diversi comuni siciliani, dove le verifiche sui conferimenti reali sembrano, in molti casi, delegati alla fiducia più che a strumenti oggettivi di monitoraggio.
Report Sicilia continuerà a seguire il caso, con l’impegno di dare spazio a tutte le parti coinvolte e con l’obiettivo di contribuire a fare chiarezza su una vicenda che tocca ambiente, risorse pubbliche e legalità amministrativa.

