La Procura di Palermo ha chiuso le indagini su Elvira Amata, assessore regionale al Turismo (FdI): ipotizzato un patto corruttivo con l’imprenditrice Marcella Cannariato. Coinvolto in un filone parallelo anche il presidente dell’ARS, Galvagno.
La Procura di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari all’assessore regionale al Turismo Elvira Amata, esponente di Fratelli d’Italia nella giunta guidata da Renato Schifani. L’accusa per Amata è corruzione, nell’ambito di un’inchiesta che ha portato alla luce presunti intrecci tra politica e affari nel cuore della Regione Siciliana.
Secondo quanto riportato da Grandangolo Agrigento, l’indagine ipotizza un patto di scambio tra l’assessore e l’imprenditrice Marcella Cannariato, moglie di Tommaso Dragotto, noto patron della compagnia “Sicily by Car”. Le accuse sono state formulate dai pubblici ministeri Andrea Fusco e Felice De Benedittis, sulla base di intercettazioni effettuate dalla Guardia di Finanza.
Il presunto scambio: incarichi e finanziamenti
Al centro dell’inchiesta ci sono i rapporti tra Marcella Cannariato e il capo di gabinetto dell’assessore Amata, Giuseppe “Pippo” Martino. La Cannariato, attiva nel mondo delle fondazioni culturali e beneficiaria di fondi regionali provenienti proprio dall’Assessorato al Turismo, avrebbe:
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assunto il nipote dell’assessore in una delle sue società, la A&C Broker;
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conferito a Martino un incarico di consulenza ben retribuito.
L’ipotesi della Procura è chiara: dietro questi rapporti ci sarebbe un accordo corruttivo, finalizzato a ottenere in cambio sostegno e fondi pubblici.
Galvagno coinvolto in un filone parallelo
L’indagine non si ferma ad Amata. In un filone parallelo è coinvolto anche il Presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana, Gaetano Galvagno (FdI), insieme alla sua ex portavoce Sabrina De Capitani, ritenuta una sorta di “faccendiera”. Anche in questo caso, gli inquirenti ipotizzano un sistema opaco di relazioni e favoritismi, su cui sono ancora in corso approfondimenti.
Le reazioni politiche
Nonostante la gravità delle accuse, il Presidente della Regione Renato Schifani ha finora sostenuto l’assessore Amata, negando di averle mai chiesto le dimissioni. Una posizione che, con la chiusura delle indagini e l’ipotesi di un imminente rinvio a giudizio, potrebbe diventare politicamente sempre più difficile da sostenere.
Uno scenario preoccupante
Se confermato, quanto emerge dalle indagini minerebbe profondamente la credibilità delle istituzioni regionali, in un momento in cui la Sicilia gestisce fondi significativi per lo sviluppo turistico e culturale — compresi quelli legati al PNRR e agli eventi promossi dalla Regione.
Agrigento, che quest’anno è Capitale Italiana della Cultura 2025, assiste da spettatrice inquieta a una vicenda che coinvolge proprio l’assessore che avrebbe dovuto rappresentare al meglio la promozione del territorio.

