Italia Viva denuncia i costi gonfiati del concerto di Riccardo Muti ad Agrigento: 650 mila euro di fondi pubblici regionali contro i 100 mila spesi a Lampedusa. Biglietti da 105 a 155 euro per un evento non gratuito.

Mentre le polemiche sul ruolo della Regione Siciliana nella gestione di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025 continuano a infiammare il dibattito, arriva un nuovo durissimo attacco da parte di Italia Viva Sicilia. A firmarlo è Caterina Greco, responsabile regionale del settore Cultura del partito fondato da Matteo Renzi, che punta il dito contro il concerto diretto da Riccardo Muti in programma nella Città dei Templi.

“Nonostante lo scandalo e le indagini in corso, la Regione siciliana non si smentisce. Ha preso saldamente in mano le redini di Agrigento Capitale della Cultura e stravolge il programma organizzando un concerto diretto da Riccardo Muti con la sua orchestra giovanile Cherubini” – afferma Greco.

Il nodo dei costi: da 100.000 a 650.000 euro

La questione centrale è economica. Secondo quanto riportato da Italia Viva, il concerto verrà finanziato dalla Regione con 650.000 euro, una cifra che suscita forti dubbi se confrontata con la precedente edizione dello stesso evento:

  • Nel 2024, Riccardo Muti e l’orchestra Cherubini si sono esibiti a Lampedusa, in un concerto promosso dalla stessa Regione Siciliana, con un costo di 100.000 euro.

  • Oggi, lo stesso format musicale ad Agrigento viene pagato sei volte tanto.

“Cosa ha provocato questa enorme lievitazione dei costi di produzione?”, si chiede Greco. “E soprattutto, perché nessuno chiarisce i criteri con cui vengono impiegati i fondi pubblici?”

Un evento non gratuito: biglietti da 105 a 155 euro

A complicare ulteriormente la vicenda c’è il fatto che il concerto non sarà ad accesso libero, come invece ci si aspetterebbe da un evento finanziato con risorse pubbliche e inserito nel cartellone di “Agrigento Capitale della Cultura”.

“I biglietti saranno venduti a un prezzo che va da 105 a 155 euro – denuncia Italia Viva – quindi si tratta di uno spettacolo di fatto esclusivo, a cui gran parte della cittadinanza non potrà accedere”.

“Cultura usata come paravento per distribuire soldi pubblici”

La riflessione finale è amara e suona come un atto d’accusa all’intero sistema culturale regionale:

“Ancora una volta, tutto quello che oggi ruota intorno alla cultura in Sicilia appare come un paravento per una distribuzione senza controllo di fondi pubblici, conclude Caterina Greco.

Una gestione sempre più sotto osservazione

Il caso del concerto di Muti si inserisce in un contesto già esplosivo, segnato da:

  • interrogativi sulla trasparenza delle spese culturali;

  • eventi affidati senza bando pubblico;

  • inchieste giudiziarie che coinvolgono pezzi dell’amministrazione regionale e dell’ARS.

Mentre Agrigento cerca di raccontarsi come capitale di bellezza e identità culturale, il rischio è che diventi invece il simbolo di una cultura sfruttata per alimentare un sistema di spesa pubblica opaco e incontrollato.

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