A Porto Empedocle l’emergenza criminalità c’è, si respira, si tocca con mano. Non si uccide come negli anni delle guerre di mafia, ma un gruppo di “cani sciolti” sta mettendo a ferro e fuoco la comunità, tra pistolettate-fucilate contro case e auto o incendi di veicoli. Un clima di terrore che sta interrogando le istituzioni su cosa fare per, almeno, interrompere una spirale inquietante. In una comunità che assiste da troppo tempo silente a questo indecente “spettacolo”, c’è chi da tempo ha alzato la testa, per storie decisamente più delicate. E’ il consigliere comunale Giuseppe Grassonelli, uno che perse il padre durante la guerra di mafia degli anni ’80-’90, ma che grazie a un cammino di vita condiviso col resto della famiglia, oggi si può permettere di rilanciare una riflessione che vi proponiamo. Grassonelli ha chiesto a noi di Report Sicilia di dare spessore mediatico alla propria riflessione. “Il 21 giugno un post su Facebook di Vittorio Alessandro inizia con queste parole: Non se ne deve parlare, ma vanno diffondendosi i colpi di pistola contro le saracinesche. Qualche riga dopo leggiamo: Molti credono che ci si possa girare dall’altra parte e che le persone coinvolte se la sbroglieranno fra di loro, ma non è così: quando girano le armi è segno che qualcosa che a tutti appartiene si è rotto o mai fu aggiustato. Il 5 luglio, sempre su Facebook, leggo il comunicato stampa del Sindaco Calogero Martello su “La continua escalation di inquietanti atti intimidatori che si susseguono da ormai diversi mesi”. Auspicio del primo cittadino è la convocazione, da parte di S.E. il Sig. Prefetto, di un comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza al fine di garantire la serenità della comunità empedoclina. Sono convinto che le forze dell’ordine faranno tutto il possibile per riportare la serenità dentro la nostra comunità, ma sono altrettanto convinto che le Istituzioni possano e debbano fare di più che affidarsi solo alle forze dell’ordine”. Continua Grassonelli: “Sinceramente non so se questi fatti siano da legare a una matrice mafiosa o ai cosiddetti scassapagliari o maranza come si usa chiamarli adesso, oppure ad azioni violente compiute da singoli individui. Ma ha veramente importanza? Lasciamo che siano le indagini a cercare di scoprirne sia la matrice che i moventi di queste azioni. Voglio, invece, condividere questa mia riflessione con voi. La violenza, qualunque sia la sua fonte, porta solo ad altra violenza”.

La voce di chi ha vissuto sulla propria pelle gli effetti della violenza

“Gli spari, anche con assenza di omicidi, sono atti violenti ed intimidatori che non colpiscono solo la vittima, ma tutte le persone vicine alla vittima… e indirettamente tutta la comunità. Girarsi dall’altra parte non è mai la cosa giusta da fare. Queste parole le dico non per retorica, ma perché purtroppo conosco la violenza degli spari. La violenza è come un tumore, se non viene fermata in tempo getta le sue metastasi su tutta la comunità. Le mie parole trovano conferma nelle stragi empedocline degli anni 80/90, dove alcuni miei familiari furono coinvolti e si resero, non solo loro, responsabili di una ferità che ha coinvolto tutta la città. Sono passati decenni da quei terribili fatti, e fortunatamente a Porto Empedocle non si sono più registrati eventi sanguinosi di tale portata. Ma questa calma apparente, e questi fatti che alcuni sottovalutano non devono illuderci; la violenza mafiosa o non mafiosa non porta mai a nulla di buono, e non tutti possiamo girarci dall’altra parte. Sicuramente non si girano dall’altra parte i magistrati e le forze dell’ordine, ma come dicevo prima non basta. Bisogna che lo facciano tutte le Istituzioni che rappresentano la città di Porto Empedocle, l’amministrazione comunale ma anche le scuole e tutte quelle organizzazioni che contribuiscono alla crescita sociale, culturale e spirituale della nostra comunità. In che modo? Ognuno secondo le proprie competenze e la propria vocazione. Lo scrittore Gesualdo Bufalino, un grande siciliano dimenticato da molti siciliani, amava dire che la mafia bisognava combatterla con i libri. Io aggiungo che la mafia e con essa tutte le forme di violenza, vanno combattute con i libri e con la testimonianza di chi ha subito la violenza criminale in tutte le sue forme e sfaccettature”.

Il consigliere comunale: “Non ci si può più girare dall’altra parte”

Oggi sono un consigliere comunale, e davanti questi fatti violenti non posso girarmi dall’altra parte. Sento, dal profondo del mio cuore, che sia giunto il momento di dare la mia testimonianza alla città che mi ha votato, e che ho l’onore e l’onere di rappresentare ogni giorno. Ho sperimentato sulla mia pelle di quattordicenne il rumore delle pallottole che si conficcavano sul corpo di mio padre, e per anni alcune notti mi svegliavo con quel rumore dentro la testa e tremavo in silenzio per non svegliare mia madre ed i miei fratelli più piccoli. Le pallottole hanno ucciso mio padre, ma per anni sono entrate lentamente dentro la mia carne, e poi dentro il mio cuore… cercavano l’anima per infettarla con il seme della violenza, per convincermi che alla violenza si risponde con la violenza”.

Salvarsi e vivere una vita da persona perbene è possibile

“Non ci sono riusciti. Sono stato fortunato, lungo la strada ho incontrato le persone che mi hanno indicato la giusta via… e tutte possedevano un libro. Ho strappato le pallottole dal mio corpo e li ho gettate lontano da me. A tutti quelli che lungo la via non hanno incontrato le persone giuste, a tutti quelli che credono di risolvere tutto con la violenza, e a te che spari nel cuore della notte dico: non c’è giustificazione che ti possa assolvere. I tuoi spari non colpiscono solo la tua vittima ma anche chi gli sta accanto, fermati e ascolta la mia testimonianza; la tua violenza genera solo altra violenza. Porto Empedocle ormai da troppi anni sta registrando una deriva sociale preoccupante, figlia di una serie di fattori che qui non spiegherò per ragioni di spazio. Ma possiamo risalire, possiamo cambiare la rotta se ognuno di noi prova a fare la sua parte. Io ho promesso a me stesso di provarci”. Inutile ogni commento, indispensabile riflettere e agire, ognuno secondo coscienza. 

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