Alla luce delle gravi criticità che investono AICA e delle indagini in corso sulla gestione della rete idrica e degli appalti, si fa strada una proposta forte: commissariare l’ente. Il sindaco di Agrigento, socio di maggioranza con il 20%, potrebbe essere la figura più adatta a traghettare il sistema fuori dalla tempesta.
AGRIGENTO – Diciotto candidati, tre poltrone da assegnare, ma nessun vero tecnico di peso. È questo, in estrema sintesi, il quadro che emerge dall’avviso pubblico per la selezione del nuovo Consiglio di Amministrazione di AICA, l’ente che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Agrigento.
Eppure, il momento è tra i più delicati: l’azienda è in evidente crisi finanziaria e gestionale, gravata da perdite, ritardi, proteste diffuse, mancanza di personale qualificato, e soprattutto da un’indagine giudiziaria in pieno corso, anticipata dalla Procura della Repubblica, che potrebbe travolgere vertici e apparati. Si parla – senza mezzi termini – di una bufera imminente, che coinvolgerebbe anche la gara da 37 milioni per il rifacimento della rete idrica, e la gestione opaca della distribuzione dell’acqua durante la fase di emergenza idrica che ha colpito Agrigento e molti altri comuni.
In questo contesto, ha davvero senso nominare un CdA tripartito e con chiari equilibri politici, quando l’azienda è sull’orlo del caos?
Secondo Report Sicilia, no. Servirebbe una scelta coraggiosa, radicale, di rottura, capace di riportare ordine, trasparenza e responsabilità in una struttura che oggi appare smarrita.
Un commissario al posto del CdA
La proposta è chiara: commissariare AICA, affidando le redini a un’unica figura dotata di pieni poteri, che possa operare con rapidità e senza dover mediare tra orientamenti politici, pressioni esterne e interessi territoriali.
E a ricoprire questo ruolo potrebbe essere proprio il sindaco di Agrigento, Franco Miccichè, che con la sua amministrazione rappresenta il principale socio pubblico della società d’ambito, detenendo quasi il 20% delle quote.
Chi meglio di lui – che già siede al tavolo istituzionale, che conosce il territorio e che ha la legittimazione diretta degli elettori – potrebbe guidare il “carrozzone” AICA fuori dalla palude, almeno fino alla definizione del quadro giudiziario e amministrativo che si sta profilando?
Miccichè ha certamente delle responsabilità politiche nella fase attuale, ma proprio per questo potrebbe e dovrebbe assumersi l’onere di garantire una gestione commissariale straordinaria, al posto di un CdA debole, spartito per logiche di partito.
Perché un commissario e perché ora?
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Perché l’avviso pubblico ha prodotto nomi senza peso tecnico e con curriculum poco coerenti con la gravità della situazione.
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Perché è in arrivo un ciclone giudiziario che potrebbe delegittimare qualsiasi organo ordinario.
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Perché serve una figura unica, riconoscibile e politicamente responsabile, che risponda pubblicamente delle decisioni.
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Perché è il momento di smettere di spartire poltrone e iniziare a governare i problemi reali.
In alternativa – ma lo diciamo con cautela – il rischio è che AICA venga travolta dalla sua stessa incapacità strutturale e dal ritardo delle istituzioni nel riconoscere l’urgenza di una vera riforma del sistema idrico in provincia di Agrigento.
È tempo di scelte. E di assumersi le proprie responsabilità, fino in fondo.
📎 Per approfondire la lista dei 18 candidati al CdA: Link all’articolo completo

