La discarica abusiva di Fontanelle, già sequestrata e al centro di un’inchiesta con 15 indagati, continua a bruciare. Il Comune non bonifica e la popolazione respira diossina. Il sindaco, medico, resta in silenzio.
A Fontanelle l’inferno non è finito. La discarica abusiva, già sotto sequestro e al centro di un procedimento penale con 15 indagati, continua a bruciare indisturbata, sprigionando diossina e fumi tossici che intossicano i residenti da giorni.
Un disastro annunciato e denunciato da Report Sicilia già il 19 marzo u.s. con l’articolo “Discarica abusiva a Fontanelle, emergenza ambientale ad Agrigento”. Un caso che si è poi scoperto fosse sfociato in un’inchiesta della magistratura con 15 rinvii a giudizio. Eppure, il Comune non ha mai bonificato l’area, sostenendo – in maniera strumentale – che “non si poteva toccare” perché sotto sequestro.
La verità è un’altra: la legge prevede l’obbligo di intervenire in caso di pericolo per la salute pubblica, anche su aree sequestrate, previa autorizzazione dell’autorità giudiziaria. Ma da Palazzo dei Giganti, nessuna iniziativa, nessuna richiesta, nessuna ordinanza.
Il risultato? L’ennesimo rogo, documentato nel nostro recente articolo “Fontanelle in fiamme, l’inferno lambisce le case”. Un incendio che ha devastato l’area sotto sequestro e ha costretto i cittadini a respirare veleni e fumo denso, tra paura e indignazione.
Un sindaco medico che ignora la prevenzione
Fa ancora più rabbia sapere che il sindaco Francesco Miccichè, oltre ad essere il primo cittadino, è anche un medico. E dovrebbe sapere bene che “è meglio prevenire che curare”. Una massima che vale ancor di più quando in gioco c’è la salute collettiva.
Invece, mentre Fontanelle brucia e i residenti tossiscono, il sindaco è preso da inaugurazioni, spettacoli e cerimonie per Agrigento Capitale della Cultura 2025, dimostrando ancora una volta la sua totale distanza dai problemi reali della città.
La legge parla chiaro: il sindaco è l’autorità sanitaria locale, e ha l’obbligo di intervenire in via urgente e contingibile per salvaguardare l’incolumità pubblica (art. 50 del TUEL). La sua inazione è inaccettabile, se non addirittura penalmente rilevante, perché l’omessa bonifica ha contribuito direttamente all’inquinamento atmosferico in atto.
Chi respira, paga. Chi governa, tace.
Fontanelle è l’emblema di una città dove la politica preferisce l’apparenza alla sostanza, la passerella al dovere. E mentre la giunta pensa a festeggiare, i cittadini pagano in salute.
Chi doveva bonificare, non lo ha fatto. Chi doveva prevenire, ha lasciato marcire. Chi doveva intervenire, ha girato la faccia. Ma Report Sicilia non intende farlo.
Continueremo a denunciare. Fino alla bonifica. Fino alla verità.

