A stagione balneare iniziata da oltre un mese, le spiagge di Agrigento restano prive del servizio di salvataggio e sorveglianza. Una situazione che mette a rischio la sicurezza dei bagnanti e solleva interrogativi sulla gestione del Comune.

Siamo già alla seconda decade di luglio, e ad Agrigento il servizio di salvataggio sulle spiagge libere non è ancora partito. Nonostante la delibera di giunta n. 81 del 14 maggio 2025, con la quale il Comune aveva richiesto il contributo regionale previsto dalla legge 1/2025 per garantire la sicurezza dei bagnanti, ad oggi non è stato attivato alcun presidio.

Dalle carte in nostro possesso (vedi [determina dirigenziale n. 2058/2025], [capitolato d’appalto firmato], e [lettera di invito]), risulta che la procedura è stata impostata con affidamento diretto a una sola ditta tramite trattativa privata, come previsto dall’art. 50 comma 1, lettera b) del D.Lgs. 36/2023. Una prassi che ormai sembra essere diventata sistematica al Comune di Agrigento, dove in molte gare compare una sola azienda partecipante: un’anomalia che solleva dubbi anche in termini di trasparenza e concorrenza.

Servizio previsto da settimane ma non ancora attivo

Il capitolato indica che l’affidamento avverrà a partire dalla firma del contratto, ma allo stato attuale non è stato pubblicato alcun avviso di aggiudicazione. Di fatto, quindi, il servizio non potrà partire prima della prima settimana di agosto, salvo ulteriori ritardi dovuti a eventuali controversie o richieste di chiarimento.

Intanto, le spiagge libere di San Leone, Cannatello e Maddalusa sono ancora senza bagnini, senza torrette, senza sicurezza. Eppure, sono frequentate ogni giorno da migliaia di persone, turisti compresi, esposti a potenziali pericoli senza alcun presidio professionale.

Un’estate gestita ancora una volta all’ultimo minuto

Ci si chiede allora: perché il Comune ha atteso così a lungo, quando già a maggio era a conoscenza della disponibilità del contributo regionale? Perché si ricorre sempre alla logica emergenziale e all’affidamento diretto, invece di organizzare con anticipo un bando pubblico e trasparente?

Se non fosse una questione che riguarda la sicurezza delle persone, sembrerebbe l’ennesima prova di una gestione improvvisata. E invece si tratta di un servizio essenziale, che in molte altre città siciliane è già attivo da settimane.

In una città che si appresta a vivere l’anno da Capitale Italiana della Cultura, non si può accettare che il salvataggio a mare venga attivato a stagione quasi conclusa. La cultura della sicurezza dovrebbe precedere gli slogan e i proclami.


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