I giudici del Tribunale del Riesame di Palermo hanno revocato la misura dell’obbligo di dimora a Licata che era stata emessa dal GIP del Tribunale di Agrigento nei confronti dell’ex assessore comunale di Licata Maria Sitibondo, indagata – con altre persone – per concussione nell’ambito dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Agrigento su presunti appalti truccati. Da ricordare come la donna si sia dimessa dalla carica di assessore, rimanendo però in carica come consigliere comunale. Da evidenziare come nei giorni scorsi il Tribunale del Riesame di Palermo ha disposto la scarcerazione dell’architetto Sebastiano Alesci, coinvolto nella stessa inchiesta, denominata “Appalti e mazzette”. Il provvedimento per Alesci giuse a meno di quattro mesi dall’arresto disposto dal GIP del Tribunale di Agrigento, Giuseppa Zampino, che aveva individuato in Alesci il promotore di una presunta associazione a delinquere in grado di condizionare le gare pubbliche, imponendo ditte “vicine” per appalti e subappalti. I fatti contestati risalgono al febbraio 2025, quando gli investigatori intercettarono un incontro tra Alesci, l’allora assessore al Turismo Maria Sitibondo e il direttore dei lavori Francesca Irene Laterra, presso un cantiere dove dovrebbe sorgere una struttura alberghiera di pregio. Secondo gli inquirenti, Alesci e Sitibondo avrebbero fatto pressioni per forzare l’inserimento di una ditta “vicina” in subappalto, nonostante i lavori fossero già affidati ad altra impresa. L’assessore avrebbe anche rafforzato il peso della minaccia utilizzando il proprio ruolo istituzionale. Una vicenda che ha scosso e agita tutt’ora il mondo politico e istituzionale non solo di Licata, ma anche ad Agrigento e dintorni. Una vicenda dai contorni ancora in evoluzione.

