A San Leone il nuovo solarium di piazzale Giglia, ancora cantiere non consegnato, è già stato invaso dai cittadini. Panchine occupate, transenne divelte e nessun vigile a presidiare. Dov’è finita l’attenzione promessa dal Comune?
Il Comune lo aveva annunciato con entusiasmo: “Un solarium vista mare per San Leone, un nuovo spazio urbano pensato per rilanciare piazzale Giglia e dare ai cittadini un luogo accogliente e moderno”. Ma la realtà – quella vera, quella fotografata e vissuta – racconta un’altra storia.
Le immagini che pubblichiamo oggi arrivano da una normale serata estiva a San Leone. Decine di persone, tra famiglie, anziani e giovani, hanno superato le transenne del nuovo solarium, occupando panchine e sedute ancora dentro un’area ufficialmente classificata come “cantiere in corso”.
I cartelli “vietato l’accesso”, “area riservata ai disabili” e “lavori in corso” sono ben visibili, ma completamente ignorati. E non per inciviltà. Nessun vigile urbano in vista, nessuna comunicazione da parte dell’amministrazione. Solo un silenzio operativo che lascia spazio al fai-da-te.
La realtà è che i cittadini non hanno più voglia di aspettare: San Leone ha pochi spazi curati, e quando finalmente ne viene creato uno, la pressione urbana lo travolge ancor prima della sua inaugurazione ufficiale. Panchine pulite, pavimentazione nuova, illuminazione presente: è bastato questo a rendere il solarium di piazzale Giglia un’attrazione serale per famiglie e turisti.
Eppure, la stessa amministrazione che solo pochi giorni fa si era intestata il merito del progetto, non è in grado di gestirne la transizione finale, né di garantire sorveglianza, né di spiegare se e quando l’area sarà effettivamente “aperta”.
Una promessa dimenticata
Il sindaco Miccichè e l’assessore Cantone avevano parlato chiaro: “San Leone sarà più controllata, più ordinata, più vivibile”. Ma qui non c’è controllo, né ordine, solo spontaneità.
Spontaneità che oggi strappa un sorriso, ma che domani – in caso di incidente in un’area non collaudata – potrebbe aprire scenari ben più gravi.
San Leone è questo: un quartiere che resiste al degrado, spesso più con la voglia dei suoi abitanti che con la presenza delle istituzioni.
E mentre ci si affanna a parlare di cultura e visioni futuristiche per il 2025, la realtà urbana più concreta viene lasciata in balia dell’improvvisazione.
Che almeno questa storia serva da promemoria: non basta inaugurare uno spazio. Bisogna gestirlo. Accompagnarlo. Renderlo accessibile in sicurezza.
Altrimenti sarà, come oggi, la gente a decidere da sola quando aprire ciò che il Comune tiene chiuso solo sulla carta.
📸 Foto in esclusiva di Report Sicilia – inviate dai cittadini nella notte del 16 luglio 2025
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