La Consulta AICA denuncia: la crisi economica e gestionale del gestore idrico pubblico è frutto diretto dell’inadempienza dei sindaci dell’Ambito. Una catena di scelte errate e omissioni che rischia di portare alla bancarotta.
La crisi di AICA – il gestore pubblico del servizio idrico per la provincia di Agrigento – si aggrava giorno dopo giorno. Il rischio di una vera e propria bancarotta non è più solo un’ipotesi remota ma una prospettiva concreta, come denuncia in un dettagliato documento la Consulta delle Associazioni di AICA. Ed è tempo di fare nomi e cognomi: la responsabilità di questo disastro è soprattutto dei sindaci, che in qualità di soci e membri dell’Assemblea di AICA, nonché rappresentanti nell’ATI (ente di governo dell’acqua), hanno avuto tutti i poteri – e i doveri – per intervenire, ma non lo hanno fatto.
Secondo la Consulta, gli atti fondamentali dell’azienda – bilanci, piani industriali, tariffe, contratti di servizio – non sono mai stati sottoposti ai Consigli Comunali, come previsto dalla legge. Al contrario, sono stati approvati direttamente dai sindaci in assemblea, senza condivisione, senza trasparenza, senza vigilanza.
Ecco solo alcune delle gravi omissioni denunciate:
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Mancata conversione di 25.000 utenze da forfettario a consumo, con danni economici milionari.
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Comuni morosi per oltre 4 milioni di euro per le proprie forniture idriche.
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Nessuna vigilanza sulla gestione, nonostante lo statuto preveda un coordinamento permanente dei Comuni.
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Consorzi illegittimi mai sciolti, come il Voltano e Tre Sorgenti, ancora in attività e debitori verso AICA.
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Mancata definizione di una tariffa unica e mancato accesso a fondi pubblici per mancanza dei requisiti di gestore unico.
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Nessuna azione concreta per ridurre la dipendenza da Siciliacque, che pesa fortemente sui costi.
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Bilanci consuntivi approvati in ritardo e senza copertura delle perdite, in spregio alle norme sul pareggio economico-finanziario.
Non si tratta solo di carenze amministrative: i sindaci erano perfettamente consapevoli, hanno assunto la gestione diretta della governance AICA, hanno approvato tutto, anche i bilanci con milioni di euro di perdite, senza mai opporsi, né adottare misure correttive.
Secondo la Consulta, queste omissioni sono oggi passibili di responsabilità civili, contabili e forse anche penali, come previsto dalla legge 20/1994 e dal Testo Unico degli Enti Locali (D.lgs. 267/2000). L’attuale situazione è definita “il risultato di condotte reiterate, inadeguate e pericolose, che hanno compromesso il servizio idrico integrato e messo a rischio i fondi pubblici”.
In conclusione, la Consulta chiede l’intervento urgente della Corte dei Conti, della Prefettura, dell’ARERA e della Regione Sicilia, affinché si ponga fine a questa gestione opaca e si eviti il collasso definitivo del servizio, con conseguenze incalcolabili per i cittadini della provincia.
📎 Consulta qui il documento completo della Consulta delle Associazioni di AICA CRITICITA’ AICA- CONSULTA 16-7-25
📎 Rileggi l’articolo d’inchiesta pubblicato da Report Sicilia a marzo:

