Lo avevano promesso il 16 aprile: aggiornamenti settimanali o quindicinali su Agrigento Capitale della Cultura 2025. Sono passati più di 100 giorni, ma dalla Fondazione nessuna convocazione, nessuna novità. Solo silenzi.

AGRIGENTO – “Ci vedremo ogni settimana o al massimo ogni 15 giorni per aggiornarvi su tutte le novità”.
Era questa, testualmente, la promessa fatta il 16 aprile 2025 dalla presidente della Fondazione Agrigento 2025, Maria Teresa Cucinotta, durante la conferenza stampa convocata in extremis per presentare qualche evento tra aprile e maggio. Un incontro che doveva segnare il punto di svolta, il momento del “rilancio” dopo quattro mesi di stallo.

A oltre 100 giorni di distanza, di quegli aggiornamenti annunciati non c’è traccia.
Nessuna convocazione. Nessun bollettino settimanale. Nessuna nota ufficiale.

Il video di quella conferenza – ancora online e ben conservato da Report Sicilia – racconta tutto: una Fondazione in difficoltà, un programma che si tentava di rattoppare, l’ammissione di aver “perso tempo” e l’intenzione di recuperarlo con una narrazione più aperta e trasparente.

Ma alla prova dei fatti, la narrazione si è spenta.

Promesse evaporate

Dovevano arrivare conferenze stampa periodiche, confronti con la stampa, un calendario chiaro e accessibile. Invece è arrivato solo il silenzio.
Neppure uno degli impegni comunicativi presi davanti ai giornalisti è stato rispettato. E chi prova a chiedere spiegazioni viene accolto, come accaduto proprio in quell’incontro, con fastidio e irritazione. Non è così che si costruisce la fiducia pubblica. E non è così che si gestisce un evento che dovrebbe rappresentare il riscatto culturale di una città intera.

Il programma originario? Dimenticato

Di ciò che aveva fatto vincere ad Agrigento il titolo di Capitale della Cultura non resta praticamente nulla. Nessuna roadmap aggiornata, nessuna pubblicazione ufficiale degli eventi futuri, nessuna piattaforma unificata che racconti al pubblico come si svilupperà l’anno culturale. Tutto affidato al passaparola, ai singoli, alle intuizioni sparse.

Eppure, proprio il 16 aprile, erano stati presentati (in extremis) alcuni eventi teatrali, spettacoli e iniziative legate alla festa di San Calogero. Ma erano “tappabuchi”, non frutto di un disegno organico.

Miccichè parlava di fermento. Ma dove?

Il sindaco Francesco Miccichè, presente anche lui alla conferenza, parlava con entusiasmo di “fermento culturale”, sostenendo che tante realtà locali volevano contribuire al progetto. Ma a distanza di tre mesi abbondanti, la città non vede nulla.
Agrigento continua a fare i conti con emergenze concrete: strade dissestate, verde pubblico abbandonato, emergenza idrica, impianti sportivi allo sfascio. E nessuna sinergia culturale in grado di risollevare l’immagine o lo spirito della città.

La fiducia è al minimo storico

Oggi, più che mai, serve trasparenza sui fondi, serve un programma accessibile a tutti, servono azioni concrete. Il tempo per “recuperare” è ormai quasi scaduto. E la città ha smesso di credere agli annunci.

Chi ha avuto l’onore e l’onere di guidare questo percorso, lo deve ricordare: il titolo di Capitale Italiana della Cultura è stato assegnato ad Agrigento, non a pochi.
E se oggi il progetto è gestito in maniera opaca, disorganica e distante, è un’intera comunità a pagarne le conseguenze.

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