Ragusa – 25 luglio 2025
Uno scandalo che rischia di travolgere la fiducia dei consumatori e mettere in ginocchio i produttori onesti della filiera lattiero-casearia siciliana. Secondo quanto riportato da Free Press Online, oltre 3 milioni di litri di latte proveniente da Malta sarebbero stati commercializzati in Sicilia come “latte siciliano”, ingannando i consumatori e falsando il mercato interno.
Latte importato, etichetta falsata
L’indagine, avviata dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla Procura di Ragusa, ha fatto emergere un quadro inquietante: grossi quantitativi di latte importato dall’isola di Malta venivano reimmessi nel mercato siciliano con false diciture d’origine, sfruttando la reputazione e il prestigio dei prodotti lattiero-caseari locali.
Il meccanismo era semplice quanto truffaldino: il latte maltese arrivava in Sicilia a prezzi stracciati, veniva mescolato a quello locale oppure confezionato tal quale, e poi etichettato come “latte siciliano” o addirittura come “prodotto a km zero”. Un inganno ai danni dei consumatori, ma soprattutto una concorrenza sleale contro gli allevatori siciliani, già in forte sofferenza per l’aumento dei costi di produzione e la pressione dei grandi gruppi distributivi.
Il danno al comparto: allevatori traditi, qualità compromessa
La Sicilia, in particolare la provincia di Ragusa, è tra le regioni italiane con una storica tradizione nella produzione di latte e derivati di alta qualità, come la ricotta, il caciocavallo e il Ragusano DOP. Ma episodi come questo rischiano di compromettere l’intera reputazione del settore e di spingere fuori mercato i produttori virtuosi.
Dura la reazione delle associazioni agricole e dei consumatori: “È una truffa che ha due vittime – denunciano da Confagricoltura Sicilia – il cittadino che paga per un prodotto che non è quello dichiarato, e l’allevatore siciliano, strozzato dalla concorrenza sleale di chi importa latte a basso costo e lo rivende come eccellenza locale.”
Un sistema da scardinare: serve trasparenza
Lo scandalo riporta in primo piano il tema della tracciabilità e della trasparenza nella filiera agroalimentare. Serve un controllo più stringente sulle importazioni, sull’origine delle materie prime e sull’etichettatura. Ma serve anche una presa di posizione chiara da parte della Regione Sicilia, che troppo spesso si limita a proclami senza intervenire concretamente.
Perché se oggi è il latte, domani potrebbe essere il grano, il pesce o l’olio. La Sicilia non può permettersi di svendere la propria identità alimentare né di lasciare campo libero a chi inquina il mercato per profitto.
Conclusioni: difendere il vero Made in Sicily
Lo scandalo del latte maltese venduto come siciliano è l’ennesima dimostrazione che la Sicilia è terra di eccellenze minacciate da interessi opachi, da importazioni incontrollate e da frodi che si insinuano proprio dove i controlli mancano.
Report Sicilia continuerà a tenere alta l’attenzione su questo caso, per dare voce a chi produce onestamente e per pretendere dalle istituzioni non solo parole, ma azioni concrete.


