Non servono grandi foreste per parlare di biodiversità. A volte bastano cinque alberi, piantati in contesti urbani diversi, per aprire una riflessione su come le piante si inseriscono nel paesaggio umano. A Favara e Agrigento oggi sono presenti cinque esemplari maturi del genere Erythrina: tre della specie crista-galli, noti anche come “speroni di gallo” o “ceibo”, e due della specie caffra, detta comunemente albero del corallo costiero, originaria dell’Africa meridionale. Tutti perfettamente adattati al clima caldo-arido della fascia costiera siciliana.
A Favara, in piazza Don Giustino, si trovano tre Erythrina crista-galli, con età stimate tra i 15 e i 25 anni. Ognuno ha una forma diversa: una più giovane e slanciata, una in fase di pieno sviluppo e una più compatta. La fioritura è vistosa, con infiorescenze rosso vivo a pannocchia che attirano l’attenzione nei mesi caldi. Negli anni, questi alberi hanno cambiato forma: le potature, spesso drastiche e non sempre coerenti, ne hanno condizionato la struttura. Eppure, continuano a offrire un impatto visivo importante in pieno centro urbano, mantenendo una presenza viva e colorata.
Ad Agrigento, in via Giovanni XXIII, proprio di fronte al vecchio ospedale, cresce un bellissimo esemplare di Erythrina caffra (albero del corallo costiero), con oltre 35 anni di età. È circondato da altri alberi e palazzi, e la sua forma slanciata è il risultato di un ambiente che lo ha spinto verso l’alto. Alcune potature mirate, in prossimità della strada, hanno solo leggermente modificato la chioma, che resta ben sviluppata e integra. La fioritura — rosso-arancio acceso, spesso prima della comparsa delle foglie — è una delle più sceniche tra le specie ornamentali del sud.

Un altro esemplare di Erythrina caffra si trova all’interno del Museo Archeologico Pietro Griffo. Qui l’albero ha superato i 40 anni ed è cresciuto in uno stato quasi naturale, in un’aiuola condivisa con altri alberi. Le potature, rare e ragionate, servono solo a garantire il passaggio pedonale. Il risultato è un albero stabile, sano, con una chioma ordinata e un aspetto armonioso che ben si integra con l’architettura del museo. Anche qui, la fioritura estiva è uno spettacolo che non passa inosservato.
A livello estetico, le Erythrine offrono molto: portamento aperto, fiori appariscenti, tronchi scolpiti e foglie leggere. Ma c’è anche una funzione ecologica concreta: come leguminose, arricchiscono il suolo fissando azoto. In alcune aree tropicali vengono usate come alberi da ombra in piantagioni di caffè e cacao, o come piante mellifere. Non a caso, sono considerate “piante chiave” nei progetti agroforestali.

In agricoltura, si usano concimi e rotazioni per riequilibrare i nutrienti del suolo. Ma in molti paesi si usano anche gli alberi. Alberi come Erythrina, che non solo migliorano la fertilità del terreno, ma creano piccoli ecosistemi: attirano uccelli, insetti impollinatori, ospitano licheni e microrganismi. Anche in città questa funzione è evidente. Gli esemplari di Favara e Agrigento ospitano ormai una piccola comunità ecologica urbana. Sono, a tutti gli effetti, isole di biodiversità.

Un bell’esemplare è presente anche all’Orto Botanico di Palermo, nella collezione delle Fabaceae. Cresce libero, senza interventi strutturali, ed è utile per osservare la morfologia naturale della specie. Altri esemplari di Erythrina caffra sono stati segnalati in città come Palermo e Catania, inseriti in contesti urbani diversi. La pianta, pur non essendo spontanea, è ormai parte integrante della flora coltivata siciliana. La sua diffusione silenziosa e continua mostra quanto certe specie, ben adattate, possano diventare elementi stabili del paesaggio mediterraneo.
📍 Hai avvistato altre Erythrine in Sicilia? 📸 Mandaci una foto o indicaci la posizione: mappare la loro presenza ci aiuta a capire quanto siano radicate nel nostro territorio e quale potenziale abbiano nel disegno del verde urbano e periurbano.



