Ai vertici politici del Comune di Agrigento la cosiddetta “progressione verticale” dei dipendenti municipali, anche quelli in deroga, sembra la criptonite per Superman. Tre anni di trattative con le sigle sindacali sono filati via lisci come l’olio, senza però che la macchina burocratica dell’ente si sia dotata di nuove figure dirigenziali che tanto bene farebbero sotto molti punti di vista. A tornare alla carica senza tanti fronzoli è la Uil Funzione pubblica aziendale con una lettera inviata ai superburocrati di palazzo San Domenico, ovvero Floresta, Mantione e Insalaco. Nella nota si sottolinea come il rischio concreto sia quello di “regalare” al prossimo sindaco la patata bollente che quello in carica, con la sua squadra di governo, continua a mantenere sul “fornello”, rendendola sempre più incandescente. Quale sia la motivazione, ammesso che ce ne possa essere una, che porta il Comune a non sbloccare l’ormai stantìa burocrazia dell’ente, non valorizzando gli anni e le esperienze maturati dal personale, resta un mistero. Un mistero che la Uil Funzione pubblica auspica possa essere sciolto, prima che Miccichè e la sua squadra venga – eventualmente – sostituita da coloro i quali saranno eletti il prossimo anno. I dipendenti non vogliono gettare nel water questi anni di trattative e promesse, nè vogliono risedersi per altri mesi e anni a discutere di adempimenti che avrebbero dovuto essere già archiviati da tempo, dall’apparato burocratico dell’ente. Magari, prima delle elezioni del prossimo aprile, qualcuno dalle parti del sindaco riterrà sia giunta l’ora di sbloccare la situazione. Solite vicende a orologeria che lasciano parecchio amaro in bocca a chi le osserva dall’esterno, ma soprattutto le vive sulla propria pelle, come gli impiegati comunali. 

Autore