Dalle dichiarazioni visionarie del sindaco Miccichè al silenzio dei fatti. Quando Sciacca dice: “Nessun fondo, abbiamo fatto tutto da soli”
Mancano quattro mesi alla conclusione di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, e proprio oggi, tra le righe di un’intervista pubblica, il sindaco Francesco Miccichè è tornato a parlare del progetto come una “scelta vincente”, rivendicando il “coinvolgimento del territorio” e ricordando che le prime parole del dossier di candidatura sono:
“Agrigento, l’isola di Lampedusa e l’intera provincia”.
Un proposito nobile, un’intenzione che avrebbe dovuto trasformare la città dei templi nel motore culturale dell’intero territorio provinciale. Ma a distanza di mesi – e con gran parte delle risorse già spese – la realtà è ben diversa. I comuni della provincia, invece che sentirsi parte di un progetto condiviso, si sono visti abbandonati, quando non ostacolati da burocrazie insormontabili.
Il caso Sciacca: la mostra su Caravaggio tenuta fuori per “lungaggini burocratiche”
Emblematico è il caso di Sciacca, che oggi ha ufficialmente presentato la mostra “Caravaggio tra l’oscurità e la luce” presso il rinnovato Teatro Popolare Samonà. Una mostra inizialmente inserita nel programma di Agrigento Capitale della Cultura, ma che poi – come hanno dichiarato gli organizzatori – è stata esclusa a causa delle eccessive richieste documentali e della lentezza della Fondazione Agrigento 2025.
A raccontarlo, senza mezzi termini, è stato lo stesso sindaco di Sciacca, Fabio Termine, durante una conferenza stampa affollata, insieme a tutta la giunta, i consiglieri e le due società organizzatrici, Mediterranea e Navigare.
“La mostra non usufruisce di fondi pubblici – hanno chiarito – e stiamo investendo interamente sull’evento, sulla città di Sciacca e sul patrimonio architettonico del Samonà”.
Dunque, nessun aiuto, nessun sostegno, nessuna sinergia. Un progetto di alto valore culturale, che ha ricevuto solo patrocini gratuiti (Comune, Regione e Libero Consorzio) e che sarà finanziato interamente con i proventi dei biglietti.
Il sogno del dossier si è trasformato in una recita autoreferenziale
Leggendo oggi, con occhi disillusi, le parole dello stesso Miccichè riportate nel dossier ufficiale – dove parla di accoglienza, coinvolgimento, legalità, valorizzazione dell’intera provincia, Museo della città, rilancio del centro storico – si percepisce uno scollamento totale con quanto realmente accaduto.
Il territorio? Abbandonato.
I progetti promessi? Dispersi nei meandri burocratici.
Il turismo? In calo, come ammesso dagli stessi operatori del settore.
Il centro storico? Sempre più degradato.
La cultura? Trasformata in palcoscenico per pochi eventi faraonici, pagati a peso d’oro, senza alcuna ricaduta concreta.
Nel frattempo, i Comuni come Sciacca – che avrebbero dovuto essere protagonisti – hanno dovuto fare da soli, senza finanziamenti, senza comunicazione integrata, senza promozione condivisa.
Una verità che fa male, ma che non si può più nascondere
Il fallimento del progetto Agrigento Capitale della Cultura 2025 non è solo nei numeri (più di 12 milioni di euro spesi senza sponsor), né solo nelle critiche della stampa nazionale. È nella realtà di una provincia lasciata fuori, di un centro storico ancora vuoto, di un teatro allagato, di eventi programmati e poi cancellati, di una mostra su Caravaggio che – pur di essere realizzata – ha dovuto abbandonare il progetto “capitale” per rinascere come iniziativa autonoma.
E mentre Miccichè continua a parlare di “scelta vincente”, la provincia si sfila in silenzio. E lo fa con dignità, come Sciacca, che nonostante tutto va avanti.

