In una città che da otto mesi si fregia del titolo di Capitale Italiana della Cultura 2025, il silenzio rischia di diventare la risposta più assordante. A dirlo, con parole nette e puntuali, è Nuccio Dispenza, portavoce dell’Area Progressista di Agrigento, che in una nota pubblica lancia dieci domande dirette al sindaco Francesco Miccichè. Dieci quesiti che toccano il cuore della gestione del titolo e sollevano interrogativi su trasparenza, uso dei fondi pubblici, ritorno per la collettività e credibilità delle scelte compiute.

«Un primo cittadino non può trincerarsi dietro il diritto di non rispondere: quello vale nei processi. Non nelle istituzioni democratiche», scrive Dispenza, sottolineando come le perplessità dei cittadini crescano di giorno in giorno, tra eventi promossi con enfasi e risultati poco tangibili.

Di seguito, il decalogo delle domande poste all’amministrazione:

  1. Perché Agrigento, a differenza di tutte le precedenti Capitali della Cultura, non ha investito nulla in infrastrutture?

  2. Perché, con meno della metà degli eventi di Pesaro 2024, sono stati spesi più del doppio dei fondi?

  3. Perché il concerto de Il Volo è stato anticipato al 2024, trasformandolo in un evento privato, con scarso o nullo indotto per la città?

  4. Perché il concerto di Riccardo Muti è costato sei volte di più rispetto alla stessa esibizione tenutasi a Lampedusa? Dettagliare le spese, voce per voce.

  5. Perché si sono spesi quasi 300.000 euro in servizi audio, video e tecnici? Anche qui, voce per voce, prego.

  6. Perché Palazzo Tomasi, sede annunciata della Fondazione, è ancora chiuso e rischia di perdere i finanziamenti ricevuti?

  7. Perché i bandi culturali hanno avuto tempi ristretti e criteri poco trasparenti? Quante domande sono arrivate? Da chi?

  8. Perché eventi come la Sagra del Mandorlo in Fiore e San Calogero sono stati spacciati per straordinari, pur essendo identici (se non inferiori) alle edizioni passate, ma con spese molto più alte?

  9. Perché, tra dimissioni e abbandoni, nessuno sembra voler avere a che fare con la Fondazione Agrigento 2025?

  10. Perché, anziché lavare in pubblico i “panni sporchi” della gestione culturale, il sindaco ha preferito evocare il silenzio, contribuendo a un clima opaco e pericoloso per la vita democratica della città?

La nota dell’Area Progressista si chiude con un appello al confronto, chiaro e inequivocabile: “La città ha diritto a delle risposte. E se non ci saranno, il silenzio diventerà la risposta più pesante di tutte.”

In un contesto in cui il malcontento cresce, i cittadini si interrogano su quale reale impatto abbia avuto finora il titolo di Capitale della Cultura, e se davvero questa occasione storica stia producendo sviluppo, oppure sia diventata un’occasione persa, destinata a lasciare solo spese gonfiate, eventi fugaci e promesse non mantenute.

La parola adesso passa al sindaco Miccichè. Sempre che decida, finalmente, di parlare.

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