Dalla scorsa primavera all’ingresso di Porto Empedocle c’è una bomba ecologica. No, non è l’ex Montedison – sulla quale ci sarebbe tanto da dire e scrivere, ma in un’altra occasione – nè tanto meno è l’ormai ex area Moncada. E’ la gigantesca colata di fanghi che la Guardia Costiera di Porto Empedocle, nell’ambito di una operazione complessa di polizia ambientale denominata “Dirty Mud”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento ha sequestrato nel maggio scorso. Un sequestro figlio dell’indagine avviata nel 2024 sui lavori di dragaggio dell’avamporto e delle aree a ponente dello sporgente Ronciglio del porto di Trapani. Venne chiamata operazione Dirty Mud e fu condotta anche al di fuori dei confini territoriali siciliani, interessando le regioni del Lazio e della Campania. Dal giorno del sequestro quella colmata di me…lma giace senza che nessuno intervenga. Va bene il sequestro, ma alle viste non ci sono rumors di una sua rimozione o almeno, il trattamento per evitare il totale disastro ambientale. L’allarme è molto concreto anche perchè prima o poi pioverà anche su Porto Empedocle e dintorni, con tutto quello che ne consegue per la fanghiglia che dallo stato solido in cui è adesso, tornerà a quello appunto fangoso. Facile immaginare gli effetti sul suolo e il sottosuolo dell’intera area. Per non parlare del cattivo odore che arriva fin in città. Uno scempio assoluto. L’indagine era finalizzata ad accertare la regolarità delle attività e delle procedure delle operazioni di dragaggio quali il trasporto dei fanghi, il trattamento, il conferimento e lo smaltimento finale dei rifiuti speciali prodotti. Tali procedure, regolate dalle norme nazionali poste a tutela dell’ambiente marino e costiero e del demanio marittimo, erano rafforzate poi dal contratto di appalto pubblico stipulato con l’Autorità di Sistema portuale della Sicilia Occidentale. Nello specifico il capitolato dei lavori di appalto prevedeva l’installazione sul molo di levante di Porto Empedocle di un impianto mobile di lavaggio dei fanghi sollevati dal fondo, tale procedimento che viene denominato “sediment washing” è dedicato al trattamento dei fanghi che venivano prelevati dal porto di Trapani ed erano provenienti dalle attività di dragaggio.
Una vicenda decisamente… fangosa!
Il contratto di appalto prevedeva anche l’utilizzo di un’area demaniale per lo stoccaggio solo provvisorio dei rifiuti trattati ubicato in località Caos nel Comune di Porto Empedocle. Secondo gli inquirenti i fanghi provenienti dall’attività di dragaggio del porto di Trapani, trasportati con due draghe all’interno dell’impianto di sediment washing della Società Capogruppo aggiudicataria dell’appalto, non subivano, se non in minima parte alcun trattamento prima dello stoccaggio ed il successivo conferimento presso una discarica agrigentina. Da qui il sequestro dell’impianto di lavaggio nonché dell’area di deposito temporaneo dei fanghi di dragaggio sita in località Caos del Comune di Porto Empedocle. Il provvedimento ha interessato una superficie complessiva di circa 60.000 mq. di demanio marittimo contente all’interno una ingente quantità di rifiuti speciali. Tutti i soggetti ai quali a vario titolo sono state contestate responsabilità nelle condotte ritenute contra legem, sono stati segnalati alla Autorità Giudiziaria per la commissione del reato di frode nell’esecuzione di contratto di appalto di lavori pubblici con l’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale, per l’importo dei lavori affidati di 59.054.484.18 euro. Non resta che attendere gli sviluppi giudiziari, auspicando un dissequestro dell’area in tempi brevi, per consentire la bonifica della stessa e magari, qualche segnale dall’amministrazione comunale circa eventuali azioni risarcitorie per quanto accaduto.

