Agrigento – AICA continua a muoversi in ordine sparso. Mentre il dissalatore mobile di Porto Empedocle resta ancora non operativo, in attesa dell’esito delle analisi dell’ASP necessarie per autorizzarne l’immissione in rete, la neo presidente del Consiglio di Amministrazione, Danila Nobile, si è recata a Palermo, presso l’Assessorato regionale all’Energia, per chiedere un contributo economico straordinario alla Regione.

A riferirlo è il quotidiano “La Sicilia”, secondo cui l’incontro con l’assessore Francesco Colianni avrebbe prodotto l’impegno a inserire l’aiuto finanziario all’interno delle variazioni di bilancio in discussione all’ARS.

Una notizia che apre una serie di interrogativi inquietanti:
Chi ha autorizzato questa trattativa? Dove sono i numeri su cui si basa? Quale mandato ha ricevuto la Presidente per agire a nome dell’Azienda?


Lo statuto AICA è chiaro: la Presidente non può agire senza mandato dell’Assemblea

Come già riportato da Report Sicilia negli articoli del 23 e 24 luglio scorsi, lo Statuto dell’Azienda Idrica Comuni Agrigentini assegna all’Assemblea dei Soci – composta dai Sindaci dei Comuni – il potere esclusivo di deliberare indirizzi economico-finanziari, autorizzare mutui, richiedere contributi e approvare atti fondamentali.

La Presidente, secondo l’art. 23 dello Statuto, può rappresentare l’azienda, ma solo per attuare gli indirizzi già stabiliti dagli organi sociali. Nessun documento ufficiale risulta oggi deliberato in tal senso.

Inoltre, non risulta ancora approvato né il bilancio 2024, né una situazione semestrale 2025. Nessuna documentazione contabile è stata pubblicata, nessun piano industriale è stato sottoposto a valutazione. Con che basi, dunque, si è presentata la Presidente Nobile alla Regione?


La Consulta lo aveva già detto: “Serve trasparenza, non fughe in avanti”

Il 16 luglio scorso – ben prima della missione della Presidente a Palermo – la Consulta delle Associazioni di AICA aveva denunciato in un documento ufficiale inviato a Regione, ARERA, Corte dei Conti e Prefettura di Agrigento, i rischi di bancarotta e la totale assenza di controllo da parte dei Sindaci e di ATI Idrico.

In particolare, scriveva:

Il riequilibrio economico-finanziario di AICA deve essere affrontato nella sede competente: ATI. Ogni azione esterna e individuale è fuori dalle regole.

E ancora:

La gestione dell’azienda è stata contrassegnata da inadempienze gravi, assenza di bilanci veritieri, nessun controllo sugli allacci abusivi, mancata trasparenza, mancato trasferimento delle risorse e delle infrastrutture da parte di gestori illegittimi.

La Consulta elencava anche 15 punti di criticità (riportati integralmente da Report Sicilia nel precedente articolo), tra cui:

  • oltre 9 milioni di euro di crediti non riscossi;

  • nessuna tariffa unica d’ambito;

  • bilanci sempre in ritardo e mai approvati dai Consigli Comunali;

  • assenza del controllo analogo da parte dei Comuni, obbligatorio per legge;

  • assenza di qualsiasi piano industriale triennale, come previsto dall’art.114 Tuel.


Un comportamento grave, senza mandato né trasparenza

Alla luce di quanto sopra, l’iniziativa della Presidente Nobile assume i contorni di un’azione arbitraria.
Né l’Assemblea dei Soci, né il Consiglio di Amministrazione, né tanto meno ATI Idrico, risultano aver autorizzato formalmente l’avvio di interlocuzioni economiche con la Regione.

Si è trattato dunque di una trattativa personale, condotta in assenza di trasparenza, senza un piano economico approvato, senza bilanci ufficiali, e senza aver risolto le gravi criticità gestionali evidenziate dalla Consulta.


Conclusione: chi risponderà del dissesto annunciato?

Mentre i lavoratori AICA attendono lo stipendio da due mesi, le reti idriche perdono oltre il 50% dell’acqua, e i cittadini subiscono continui disservizi, chi governa l’azienda continua a muoversi fuori dalle regole, in totale assenza di controllo e responsabilità.

Le denunce della Consulta erano un chiaro segnale d’allarme.
Le inchieste giornalistiche hanno evidenziato falle, omissioni e illegittimità.
Oggi, si tenta di coprire il buco chiedendo soldi, senza nemmeno spiegare dove sono finiti quelli già spesi.

È questa la svolta promessa dalla “nuova governance”?


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