“Revocata la misura inframuraria, ma nonostante ciò Salvatore Angelo Stracuzzi viene trattenuto in un istituto penitenziario in Tunisia”. La notizia venne lanciata nei giorni scorsi dal giornale on line Grandangolo. Oggi, in redazione è pervenuto l’appello lanciato dall’associazione “Seconda chance”, guidata dalla giornalista Flavia Filippi, da sempre attenta alle emergenze dei detenuti e a fornire loro, appunto, una nuova opportunità. Scrive e racconta Filippi per conto della famiglia: “Una vera e propria odissea quella in cui si è imbattuto un italiano, che da quasi un anno viene trattenuto in Tunisia contro la sua volontà. Arrestato ad Hammamet a seguito di un mandato d’arresto europeo, Stracuzzi manifesta subito la propria volontà di voler ritornare in Italia per poter affrontare il procedimento penale a suo carico ed avere la possibilità di difendersi. Dopo 5 mesi, a Gennaio 2025, viene emesso dall’autorità giudiziaria tunisina il provvedimento di estradizione. Sembrava la fine di un incubo ed invece tutto rimane invariato. Una partita di ping pong nella quale la Tunisia continuava a sostenere che terminato l’iter avente ad oggetto l’estradizione ormai la competenza ad attuare la procedura fosse italiana, ma in Italia nonostante diversi solleciti alla Procura della Repubblica e al Ministero della Giustizia è un continuo rinviare di settimana in settimana”.
Racconto di un incubo
Continua il racconto di questa odiessa: “Passano mesi, le condizioni di salute dello Stracuzzi peggiorano, si precisa che il predetto ha necessità di ricevere cure oncologiche, ma quando sei un detenuto a nessuno sembra importare. Viviamo in uno stato civile in cui però ancor prima di essere condannati, si viene giudicati colpevoli ed è allora che sembra a nessuno importi più di tutelare quei diritti umani inviolabili, come la salute e la dignità umana. Inizia un calvario in cui si alternano disperazione e speranza, per il detenuto e per la sua famiglia. Condizioni disumane e lesive della dignità umana quelle in cui si ritrova da un anno, istituti penitenziari in cui un piccolo spazio viene condiviso con una trentina/quarantina di persone. Il resto non si può neppure immaginare. Richieste continue di aiuto fatte alla Procura e al Ministero della Giustizia italiana, nonché alle autorità tunisine. Nulla si muove. Sembrava riaccendersi un barlume di speranza il 30 luglio, quando l’autorità giudiziaria italiana revoca la misura inframuraria ordinando di rimettere in libertà lo Stracuzzi con talune prescrizioni. Ebbene, nonostante la decisione del Tribunale, Stracuzzi si trova ancora in un istituto penitenziario in Tunisia, senza alcun titolo che giustifica tale restrizione, un vero e proprio sequestro di persona. Non si hanno più notizie dello stesso da settimane, le missive non vengono più recapitate né al detenuto né alla famiglia e così per altri detenuti italiani in Tunisia. La famiglia chiede con il cuore in mano l’ausilio di tutte le autorità competenti affinché si attivino e consentano a Stracuzzi di far rientro in Italia, prima che sia troppo tardi. Preme ribadire che sussiste un provvedimento giudiziario, ciò che si chiede è che venga eseguito così come previsto dalla legge”. Si attendono, immediati, interventi da chi di dovere.

